LE GENEALOGIE EUROPEE DIVINE: I CAROLINGI

carolingi

Nell’articolo precedente è stata illustrata la storia dell’integrazione europea in relazione alle genealogie europee, che nel corso dei secoli hanno retto il potere nei vari regni e feudi sorti alla caduta dell’Impero romano in Pars Occidens (476 d.C.). Con la formazione dei regna romano-barbarici si era determinato un ordine universale incentrato sul Basileius Romaioi di Costantinopoli e sulle dinastie regali germaniche, che si ritrovarono alla fine dell’VIII secolo a riedificare l’Imperium intorno alla prima dinastia imperiale: i Carolingi.

Originari dell’Austrasia, con proprietà sparse fra la Mosa e la Mosella (fra le attuali Lorena, Champagne e Brabante) e il Lussemburgo, il primo membro illustre fu Arnulfo Vescovo di Metz nel VII secolo d.C.: unitosi all’ultima dei Pipinidi diede lustro alla famiglia, che insieme ad altre latifondiste nell’area inclusa fra la Svevia, la Renania e l’Alsazia-Lorena divennero il nucleo di potere centrale del regno franco. Da Maior Domus dei Merovingi, con Carlo “detto il martello” divennero il punto di riferimento per gli Europei cristiani occidentali, alleandosi ai Papi per difendere il continente dall’invasione dei musulmani ed allargare la sfera di influenza della Ecclesia Christana.

Con Pipino “detto il breve” avvenne la transizione politica fra i Franchi: egli ricevendo la corona regale con l’unzione papale si ergeva a Defensor Fidei in Occidens e pertanto attaccò i Longobardi per restituire alla Chiesa i feudi sottratti (anche se in realtà erano proprietà bizantina…) dell’Esarcato di Ravenna e della Pentapoli. Il patto coi vescovi romani prevedeva che i figli di Pipino (incoronati insieme a lui nel 751) si sposassero ai figli del Re Desiderio e leggenda vuole che dall’unione fra una figlia del re franco e Adelchi, principe ereditario longobardo, siano discese le dinastie bizantine dei Comneno-Dukas-Angelos che regnarono dall’XI secolo in avanti.

Quando Carlo “detto il magno”, morto il fratello Carlmanno ed ereditata ogni proprietà e titolo, decise di conquistare il Regnum Longobardorum ripudiò la moglie longobarda e invase l’Italia annettendola al suo regno, inclusi Patrimonium Petri e Ducato di Spoleto, obbligando così il cognato Adelchi a fuggire a Costantinopoli (mentre i figli di Carlomanno sparivano dalla scena!).

Con l’incoronazione in San Pietro nella notte di Natale dell’800, rinasceva l’Impero cristiano con la missione di evangelizzare gli Europei e allargare i confini: così, dopo la Sassonia, Carlo prese anche le cd. “marche orientali” fino ai corsi dell’Oder e alla Morava; dopodiché riorganizzò il vasto regno in feudi (Marche, Ducati, Contee, fra Vescovadi e Circoscrizioni ecclesiastiche) e li affidò ai suoi amici e uomini di fiducia, mentre coi Cavalieri Paladini li controllava formando un’élite che ricordava la leggendaria Tavola Rotonda di Re Artù.

Secondo l’usanza germanica, in prossimità della sua morte divise le proprietà fra i figli e i parenti (807): a Carlo “il giovane” andò la successione regale; a Pipino il Regnum Italiae; a Ludovico il Regno d’Aquitania; al nipote Roland affidò la Marca d’Angers (ex-Neustria); al cugino Guglielmo dei Gellone la Marca di Tolosa e al suo figlio la Contea di Barcellona; al nipote Alerano la Contea di Champagne; al pronipote Gerard de Fezesàc (fu capostipite dei Girardidi) la Contea di Parigi e al genero Rorgon la Contea del Maine. Fra i possedimenti di famiglia vi erano le abbazie di Saint Quentin, Corbie, Faremoutiers, governate per decenni da diversi membri di casa.

Alla morte di Carlo (814), però, era rimasto in vita solo Ludovico I “detto il pio” che gli successe quale imperatore: costui era uomo devoto e si occupò della sfera religiosa cristiana, sia sancendo l’obbligo dei Papi neo-eletti a prestare giuramento all’imperatore, sia imponendo la “regola benedettina” alle abazie e ai monasteri imperiali, riorganizzandoli in comunità canonicali di ritirati in clausura e di laici tutti sottoposti alla auctoritas spiritualis dell’Abate e al controllo politico-civile dei Comes.

Assegnò anche il Rouerge ai Gellone, la Bretagna (ex-Armorica) all’omonima casata bretone, creò la Contea di Poitiers infeudando il genero Gerardo d’Auvergne (il capostipite dei Poitou), la Contea d’Orleans assegnata ai Vintzgau (casata d’origine della madre) e la Marca del Friuli, affidata al genero Eberardo degli Unrochidi. Quest’ultimo atto fu decisivo per le sorti della storia d’Europa! Infatti, la figlia era nata dal secondo matrimonio dell’imperatore, con una donna dei Welfen, mentre la prima moglie apparteneva alla fedelissima stirpe degli Hesbaye (poi Robertingi): si originò una sfida durata secoli, fra due dinastie da allora che hanno tenuto in mano le sorti della storia dell’integrazione europea fino ai giorni nostri!

Ludovico divise ulteriormente l’Impero fra i tre figli maschi (Ordinatio Imperii, 817) e creò per loro i nuovi regni di Baviera, di Svevia e di Provenza, assegnando la successione imperiale al primogenito Lotario, che assunse il titolo di Rex Romanorum. Costui era ambizioso e non voleva intromissioni al potere, pertanto fece decadere e accecare il cugino Bernardo Re d’Italia, cui assegnò il vecchio feudo di famiglia della Contea di Vermandois (l’omonima dinastia di cui fu il capostipite), e di fronte all’assegnazione al fratellastro Carlo II “detto il calvo” dei feudi di Borgogna, di Alsazia e di Svevia (posti nel cuore del suo regno), Lotario si ribellò al padre insieme ai fratelli di primo letto, imprigionandolo e facendolo scomunicare. Dopodiché scoppiò una guerra fra tutti i figli, che coinvolse anche le dinastie feudali, finché si giunse all’accordo di spartizione del Trattato di Verdun (843) da cui nascevano ufficialmente i tre regni di Germania, di Francia e di Lotaringia.

Anche Lotario I divise i suoi possedimenti in regni e feudi, assegnando la Borgogna e la Provenza ai figli minori, mentre l’Italia e l’Impero andavano al primogenito Ludovico II. Alla morte di questi (875), il titolo imperiale doveva passare al cugino Carlomanno Re di Germania, ma intervenne suo zio Carlo II chiamato dal Papa, che lo incoronò (fu il primo atto “guelfo” della storia dell’integrazione europea, essendo egli nato da madre Welfen) e gli assegnò anche la Provenza. Terra che pochi anni dopo divenne feudo dei Bosonidi, una dinastia nata dall’unione della figlia di Ludovico II con Bosone di Arles, mentre il cugino Teobaldo sposava la figlia del Re di Lotaringia, dando origine alla dinastia dei Provenza. La stessa donna si unì, poi, ad Adalberto II Marchese di Tuscia, da cui discese la dinastia dei Bonifaci.

Intanto il ramo germanico reggeva le terre incluse fra i corsi del Reno, della Mosella e del Rodano fino all’altro limes posto lungo l’Oder e la Moldava, ricevendo il titolo imperiale alla morte di Carlo II (877) in favore del nipote Carlo III “detto il grosso”, il quale sucessivamente riunì tutti i regni nella sua persona. Ma non avendo eredi e data la situazione feudale novata dal Capitolare di Kierzy, con cui il predecessore in punto di morte aveva concesso diritto all’ereditarietà ai grandi feudatari, venne da costoro spodestato e morì: ne seguì una serie di “colpi di mano” e guerre che stravolsero l’ordinamento imperiale per secoli!

Infatti, i Welfen si erano auto-incoronati Re di Borgogna (888), mentre i Bosonidi strappavano loro il Ducato di Borgogna e reggevano la Provenza e l’Italia per conto dei Carolingi. Intanto Berengario degli Unrochidi fu eletto Re d’Italia, e a seguire Imperatore, in virtù della sua consanguineità e fedeltà ai Carolingi: il suo avo Autcario era stato un vassallo di Carlo Magno, al punto che i suoi figli ricevettero la Contea di Tolosa, l’Abbazia di Satin Quentin e la mano della figlia di Ludovico I, la quale portò in dote la Marca del Friuli, divenendo grandi feudatari e imparentandosi coi Guidoni e gli Anscarici, altri grandi marchesi in Italia.

I Guidoni erano originari della stessa regione dei Carolingi, che servirono come vescovi di Treviri e di Reims, conti di Parigi e di Nantes, quindi Marchesi della Bretagna conquistata da Lamberto: il quale sposando una figlia di Pipino I Re d’Italia, ottenne per suo figlio Lamberto I il Ducato di Spoleto e i suoi nipoti divennero Imperatori (891-896). Decaduti, però, per fellonia verso gli stessi Carolingi (nel frattempo tornati al trono con Arnolfo Duca di Carinzia, reggente anche in Germania e in Baviera, e poi con Ludovico III “detto il cieco”), rivendicarono ancora il trono con Lamberto II, resosi protagonista del celebre “processo al Papa morto”, ma fu sconfitto da Adalberto III di Tuscia e apprestandosi a salire al potere cadde da cavallo e morì, ponendo fine alla dinastia.

A quel punto, Berengario I rimase arbitro della situazione italiana fino alla morte (924), dopo quasi vent’anni da imperatore al posto di Ludovico III, che aveva fatto accecare (da quest’ultimo probabilmente discesero i Savoia in linea femminile), in lotta perpetua contro i Bosonidi e i Welfen. Dai primi emerse Ugo (figlio di Tebaldo d’Arles e di Berta dei Carolingi), che divenne imperatore a seguito di un accordo con Rodolfo II di Borgogna, al quale cedette la Provenza e tutti i feudi di famiglia nel Valais, per lasciare il trono al figlio Lotario, sposato ad Adelaide figlia del re borgognone.

Lotario II Re d’Italia dovette affrontare la contesa degli Anscarici: originari della Borgogna, servivano da sempre i Carolingi e scesero in Italia con Carlo Magno, imparentandosi ai Guidoni che sostennero nella corsa al titolo imperiale contro gli Unrochidi, ottenendo in dono la Marca d’Ivrea per Adalberto, che sposò la figlia dell’imperatore Berengario I. Da quell’unione discesero gli Arduinici (tuttora ricchi possidenti nell’area d’Ivrea e del Piemonte settentrionale) e gli Aleramici per via femminile (tenutari dei Marchesati del Monferrato e di Saluzzo per secoli e ancora oggi), mentre il primogenito Berengario II divenne imperatore (950) grazie ai rapporti di sangue coi Carolingi e coi Tuscia. Passato il Marchesato al figlio Adalberto, si pose in contrasto con Ottone I Duca di Sassonia, il quale fu chiamato dalla sua futura moglie Adelaide di Borgogna e scese in Italia, destituendo padre e figlio e facendosi incoronare Rex Romanorum e successivamente anche imperatore.

Queste dinastie “italiane” ebbero continuità: negli Anscarici-Borgogna, la casa regnante in Castiglia-y-Leòn fino a Giovanna I, madre di Carlo V d’Asburgo; negli Obertenghi e le altre casate italiane discendenti (fra cui gli Estensi); nei Conti di Namur e nella casata dei Provenza, che si estinse nelle dinastie dei Conti di Tolosa-Rouerge e dei Bellonidi e con le quattro figlie dell’ultimo Conte di Provenza sposate a Luigi IX Re di Francia e al fratello Carlo (capostipite degli Angioini), nonché a Enrico III Re d’Inghilterra e suo fratello Riccardo, primo Conte di Cornovaglia e nominato Re di Germania durante tutto il Grande Interregnum.

Per quanto riguarda i Carolingi di Francia, ressero il regno franco fino al 987 quando lo passarono ai Capetingi, che lo avevano strappato con un colpo di mano nel 922, quando Carlo III “detto il semplice” aveva infeudato il vichingo Rollo del Ducato di Normandia, facendo infuriare tutta la nobiltà feudale e cavalleresca franca. Gli ultimi Duchi della Bassa Lorena a fine X secolo si estinsero trasmettendo il “sangue blu” ai Conti di Namur e ai Conti di Lovanio, poi Brabante.

 

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Dei Carolingi si parla anche nel mio libro

STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI

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