La Civitas è sempre stato il modello di convivenza prevalente nella storia dell’integrazione europea: considerata dagli antichi Romania una delle Aeternitas più importanti, concetto giuridico-politico espresso già nel Codex dell’imperatore romano Giustiniano I ma appartenente all’antichissima tradizionale culturale greco-romana di cui l’Impero Romano fu il principale erede.
Infatti la città-stato di Roma, fondata nell’alleanza fra tribù di Romani, Latini e Sabini nel 753 a.C., assunse subito la forma giuridica della Civitas, ossia un centro abitato da Cittadini cui era riconosciuto lo status autonomo tramite apposita Lex Senatus della Res Publica Romana, procedura perdurata anche durante i secoli dell’Impero Romano fino ai giorni nostri. Così, sull’esempio delle costituzioni che regolavano la vita associata nelle polys greche dell’età classica, il modello della città ordinata ai fini della convivenza pacifica fu ereditato continuamente/ovunque lungo i millenni della storia dell’integrazione europea, come esempio di civiltà europea nel mondo.
Il senso profondo della Civitas romana era di costituire comunità organiche regolate, sottoposte al Diritto romano e al potere di controllo centralizzato dell‘Urbs Aeternam. Da cui promanava il diritto alla cittadinanza (Ius cives civitas) inclusivo di tutti i diritti politici, economici e sociali già espressi nelle costituzioni greche e ancora oggi riaffermati nei preamboli delle costituzioni repubblicane di tutti gli stati europei, nonché in molti importanti Trattati istitutivi dell’UE e regolatori delle relazioni internazionali (come ad esempio la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 sancita dall’ONU e divenuta norma erga omnes per tutti i popoli della Terra).
La triade Civitas – Lex – Imperium fu essenziale all’integrazione progressiva dei popoli europei nelll’Impero romano, secondo la politica di “romanizzazione” e inclusione federativa delle tribù che i Romani incontrarono nel loro incedere in tutte le direzione, in particolare sul continente europeo al tempo abitato da Celti, Germani, Goti, Iberi, Illiri, Britanni e tanti altri popoli di origine indoeuropea. Anche quando l’Imperium assunse la forma cristiana e poi bizantina, carolingia, tedesca o asburgica, continuò ad esportare la civiltà greco-romana-cristiana mediante la legge, le istituzioni e la forma organizzata dell’antica Civitas.
Fu così che durante tutto il Medioevo sorsero in Europa nuove città, borghi, divisioni amministrative feudatarie e persino religiose, che riprendevano il modello giuridico e socio-politico della Civitas romana e delle altre Aeternitas di cui si trova traccia nel Codex giustinianeo. Fu un istituto così importante che pure Carlo Magno vi si ispirò nell’opera di rinnovamento dell’Imperium christianorum in Pars Occidens nota come “rinascita carolingia” che definì la “couture” di base cui si sarebbero adeguate, da lì in poi, tutte le istituzioni e organizzazioni politiche, socio-economiche e cristiane della storia dell’integrazione europea (“Imperium Civitas“).
Insisto sull’aspetto religioso perché fu nelle più importanti città dell’Impero romano che si diffuse il Cristianesimo delle origini e vi sorsero le prime comunità di fedeli auto-organizzatesi intorno alla figura del Vescovo. Preparando quel modello di centro urbano di importanza religiosa/civile che saranno le sedi vescovili e arcivescovili fondate lungo tutto il Medioevo e che sono, ancora oggi, fondamentali luoghi di concentrazione del potere politico, economico, religioso e culturale dell’Europa Unita odierna. Tanto che persino l’UE ha definito un programma di sviluppo per le città europee denominato “CIVITAS” allo scopo di trasformarle in centri di convivenza organizzata secondo i moderni principi della civilizzazione europea.
La Civitas ha sempre incluso in sé la visione mistica/naturalistica propria degli antichi Greci, riguardo al Corpus innato di persone che la componeva. Concezione fatta propria anche dai Romani e riemersa in epoca rinascimentale con l’ideazione della Res Publica Christianitas, che avrebbe dovuto rappresentare il modello dello stato laico sacralizzato dell’Europa cristiana del XV secolo d.C.. Ovverosia, la nuova Oykumene del Popolo Europeo che conviveva in modo pacifico e libero nell’Europa Unita del tempo. Ma ci pensarono la Protesta religiosa e lo sviluppo dei commerci globali e coloniali a mandare a picco quel progetto.
Nonostante la disintegrazione politica che ne seguì e che portò a cinquecento anni di guerre intestine, divenute infine mondiali e che determinarono il decadimento della civiltà europea e l’assoggettamento del continente alle superpotenze extraeuropee russo-anglo-americane (come dimostra anche l’attuale crisi d’Ucraina), quell’antico modello di convivenza non è scomparso ed è ritornato, come dicevo sopra, nelle costituzioni scritte dei moderni stati nazionali e persino nei trattati della costituenda Comunità Economica Europea, ispirata appunto all’antica tradizione europea di civiltà e di giurisdizione naturale.
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Civitas
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