L’UNIVERSITAS EUROPEA

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L’Universitas è uno dei concetti più antichi del pensiero nella storia dell’integrazione europea: considerata dai Romani una delle Aeternitas più importanti, fu incluso nel compendio giuridico del Codex dell’imperatore romano Giustiniano I in quanto aderente alla più radicata tradizionale culturale greco-romana di cui l’Impero Romano fu il principale erede, diffuso all’intera Europa durante il Medioevo e fino ai giorni nostri, dove si esprime nella forma dell’università.

L’istruzione pubblica era praticata già nelle civiltà antiche, ma se nel mondo orientale era pressoché dedicata a formare scribi o sacerdoti, nella sfera greco-romana la Schola ebbe sin dal V secolo a.C. la funzione di preparare i giovani alla vita pubblica e all’autonomia civica. La prima scuola pubblica di cui si ha notizia nella Res Publica Romana venne istituita nel III secolo a.C., mentre ad Atene era presente già da secoli la famosa “Accademia di Atene” fondata da Platone per divulgare il suo pensiero filosofico, imitato poco dopo da Aristotele che istituì il primo “Liceo”.

Quindi sia nelle poleys greche dell’età classica che nella Civitas romana, il modello di convivenza civile richiedeva che i cittadini fossero istruiti e preparati, in quanto uomini liberi dotati di diritti civili e politici innati, capaci di partecipare pienamente alla vita sociale: si intuiscono i fondamenti della civiltà europea che si è conservata lungo i millenni della storia dell’integrazione europea fino ai giorni nostri, tanto da rappresentare un esempio unico al mondo.

Certamente, allo sviluppo della civilizzazione degli Europei, soprattutto durante i “secoli oscuri” del Medioevo, furono proprio le università che sorsero un po’ ovunque per diffondere la conoscenza umanistica, giuridica e cristiana consolidata e salvata dopo la caduta dell’Imperium Romanorum in Pars Occidens a dare maggior contributo. Anche se la prima università nota ai cronisti nell’intera storia dell’integrazione europea fu quella fondata dall’imperatore Teodosio II a Costantinopoli nel 425 d.C.: vi si insegnavano legge, filosofia, economia, la matematica, l’aritmetica, l’astronomia, la geometria, la musica e le lingue dell’impero (greco e latino). Tutte materie appartenenti alla conoscenza europea più antica, ancora oggi insegnate negli atenei continentali, che fecero della capitale imperiale il “faro della cultura” in Europa per secoli.

Essa s’ispirava al “modello persiano” che preparava burocrati e comandanti militari dell’Impero degli Achmenidi, ripreso in Europa nelle scuole di formazione dell’élite medievale, le Schole Palatine fondate da Carlo Magno ed imitate nel Reich nell’ambito della “rinascita ottoniana”, che portarono all’istituzione de: l’Università di Bologna nel 1158 d.C., per volontà di Federico I “detto il barbarossa” (da cui originarono le sedi autonome di Padova e di Arezzo); l’Università degli studi di Napoli Federico II, fondata dall’imperatore svevo nel 1224 d.C. (che istituì anche l’ateneo di Siena); cui seguirono le fondazioni di Oxford, Parigi e Salamanca, da parte dei sovrani di Inghilterra, Francia e Spagna; quindi fu la volta de “La Sapienza” di Roma, primo ateneo papale in risposta alle iniziative regali. Quindi, le università europee sorsero per volontà degli imperatori o dei papi cristiani, in un’epoca di lotta fra le supreme auctoritas  che culminò nella “guerra fra guelfi e ghibellini” e divise l’Europa per lungo tempo.

Tempo dopo la diatriba fra le università cattoliche e laiche si riaccese quando alle nuove facoltà aperte a Coimbra, Hidelberg, Praga, Cracovia, Vienna, Pécs, si contrapposero i cd. “modernisti” razionalisti, anticipando quello che fu lo Scisma cristiano d’Occidente e, a seguire, la Protesta che portò l’intera Europa cristiana alla disintegrazione: le dispute teologiche e filosofiche nate alla Sorbona di Parigi accesero un duro confronto che portò all’espulsione dei docenti-frati, cui pose rimedio direttamente il Papa non prima che si fosse addivenuti ad una sorta di compromesso intellettuale con la dottrina del “fides et ratio” di San Tommaso d’Aquino.

Dal XVIII secolo d.C., con l’avvento della cultura illuminista, le università europee prolificarono e assunsero il carattere privatistico attuale, orientate alla formazione professionale in ambito scientifico ed economico-finanziario, seguendo il corso della storia dell’integrazione europea, che nel frattempo era diventata “globale” per via della scoperta e della colonizzazione di altri continenti. Così, mentre le antiche università pubbliche divenivano “popolari”, quelle private erano riservate all’èlite sociale ed in particolare alla preparazione dei comandanti militari o degli alti burocrati statali (vedi la Ecòle Nationale d’Adiministration di Parigi), equiparate al modello statunitense dei college di Harvard, Princeton o Pennsylvania.

Ciononostante le università europee ancora oggi sono abilitate a rilasciare un titolo di studio riconosciuto dalla legge, come da tradizione sin dalla loro istituzione sia che sorgessero nelle città-capitali che nelle città-cattedrali (da cui il termine “cattedra” degli insegnanti), divenendo centri di cultura e di sviluppo economico-sociale e accompagnando la grande rivoluzione sociale delle Classi affermatesi nel XIX secolo d.C., che sostituì la tradizionale antica ripartizione della società fra clericali, aristocratici, lavoratori e servi/schiavi. Trasformazione che, tuttavia, non ha ancora eliminato le discriminazioni fondate sull’origine famigliare degli studenti…

In antichità, infatti, l’Universitas contemplava l’intera gerarchia umana sottoposta alla reggenza dell’Auctoritas Imperatoris, soggetto che conciliava il corpus politico e morale con la legge umana e la Lex regia emanata dallo stesso, come nella più antica tradizione giuridica europea raccolta nel Codex, nel diritto comune e nei diritti statuali del tempo e fino ai giorni nostri: pertanto, nel Medioevo le università ricevettero l’inquadramento giuridico di “persona ficta” eterna e di identità perpetua che ancora oggi il diritto europeo riconosce loro col regime di “autonomia”.

 

Per comprendere meglio questo articolo è utile consultare le Appendici al Libro prodotte dall’Autore, che trovi nel Catalogo, e le Cartine Storiche De Agostini allegate al saggio.

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