La storia dell’integrazione europea ha visto con Ottone I “detto il grande” la rinascita nel segno della tradizione classica e dell’evoluzione della civiltà cristiana, con effetti diretti sull’epopea degli Europei e la politica internazionale del tempo e nei secoli a venire.
Prima del suo avvento, l’Europa era un puzzle di regni e grandi feudi potenti, retti da nobili famiglie o da uomini che si erano elevati per il loro valore o fedeltà al Signore, mentre l’Impero carolingio stava tramontando insieme all’omonima dinastia. Dopo di lui, si poté tornare a pensare all’Europa Unita e considerarla una potenza economica. Salito sul trono della Germania a 24 anni, regnò per quasi quarant’anni con piglio da autocrate e contro tutti, ma riuscì a vincere tutti i nemici e le avversità e a rinnovare l’antico Impero romano cristiano (Renovatio Imperii).
Suo nonno Ottone “detto l’illustre” aveva sposato Oda dei Billung, nipote di Pipino Re d’Italia, divenendo primo Duca di Sassonia. Il padre Enrico “detto l’uccellatore” sposò una discendente di Witikindo (il capo dei Sassoni rivale di Carlo Magno) e aveva ottenuto il titolo di Rex Germanorum, in ossequio al rito dell’elezione federale dai principi della stirpe di sangue germanica. La sua dinastia aveva origini sassoni o, secondo altre ricostruzioni, discendeva dalla grande famiglia dei Carolingi: entrambi i legami segnarono profondamente la storia dell’Europa Unita e della dinastia degli Ottoni, come di tutte le altre Genealogie Europee.
Infatti, la prima moglie Editha dei Wessex, nipote di Alfredo I “detto il grande” dei Wessex (colui che aveva unificato il Regno d’Inghilterra), era sorella della moglie del Duca di Boemia Boleslao II (capostipite della dinastia regale boema) e della madre di Luigi IV Re di Francia, da cui discenderanno in via femminile i Namur, i Duchi di Lorena e i primi Re di Gerusalemme: fu madre di Liudolfo e di Liutgarda, la quale sposando Corrado “detto il rosso” dei Corradini Duca di Franconia diede vita alla successiva dinastia imperiale dei Salici.
Ottone proseguì e sfruttò abilmente la politica matrimoniale iniziata dal padre, che aveva dato la sorella Gerberga in sposa a Gilberto degli Hainaut Duca di Lotaringia (protagonista della destituzione dei Carolingi in Francia a favore dei Robertingi), e in seguito a Luigi IV dei Carolingi (vedi sopra), quando il marito ribellatosi all’Imperatore morì in battaglia, in modo tale da poter gestire il passaggio del Regno di Francia a Ugo “detto il capeto”, figlio dell’altra sorella Edwige sposata con Ugo “il grande” dei Robertingi.
Da questo matrimonio nacquero anche una figlia, sposata a Federico della Casa delle Ardenne (dall’unione discesero in via femminile le casate imperiale d’Asburgo e dei Luxembourg, nonché Matilde di Canossa Regina d’Italia), a cui verrà affidato il Ducato di Lorena alla morte dello zio Bruno (fratello minore di Ottone I e arcivescovo di Colonia), e Oddone Enrico elevato a Duca di Borgogna col matrimonio a Gerberga dei Chàlon, vedova dell’ultimo Re d’Italia dei Anscarici e padre di Ottone I Guglielmo. Il quale, successivamente, sarà infeudato della Contea di Borgogna dagli Ottoni stessi e erediterà dalla madre anche l’omonimo Ducato, capostipite della casata dei Borgogna che avrà fortuna in Spagna come dinastia regale di Castiglia-y-Leòn e di Aragona.
Ciononostante, l’auctoritas di Ottone I quale sovrano germanico ed europeo venne messa spesso in discussione: dapprima dai grandi feudatari (che nel 911 d,C. avevano destituito i Carolingi in favore di Corrado I dei Corradini) che non lo avevano accettato come nuovo Re in quanto rifiutavano la successione dinastica sancita dal padre, sebbene fosse in vigore l’ereditarietà dei benefici feudali. Così facendo, essi però tradivano lo spirito e il valore stesso della Donatio vassallatica di cui beneficiavano, ribellandosi all’autorità del Signore che aveva concesso loro il feudum. Inoltre, Ottone impose definitivamente l’idea dell’unitarietà del Regnum Germanorum e della potestas del sovrano di legare/sciogliere a sé i feudatari e le relative famiglie.
La dimostrazione la diede in occasione della ribellione del fratello Enrico “detto il buono” (Duca di Baviera e nonno dell’ultimo imperatore degli Ottoni, San Enrico II), che rivendicava il titolo regale in base ad un anacronistico diritto di “porfirogenesi”: egli sosteneva, insieme alla madre, che essendo nato dopo l’elezione a re di Enrico I fosse destinato a succedergli, secondo il diritto romano-bizantino. Purtroppo per lui, nel Reich vigeva il diritto romano-germanico che privilegiava il primogenito e prevedeva la spartizione delle proprietà di famiglia solo fra i figli maschi. Così Ottone approfittò della questione e ribadì (anche a suo fratello) che l’unitarietà del regno non era in discussione.
Vinta quella sfida interna, Ottone destituì i vassalli infedeli ed elevò il genero Corrado a Duca di Franconia, quindi fece sposare suo fratello Enrico alla figlia del Duca di Baviera, per garantirsi la successione, e suo figlio Liudolfo alla figlia di Ermanno dei Corradini, Duca di Svevia, per succedergli in morte. Ottenute le rinunce dei Carolingi e dei Capetingi alla Lotaringia, entrata ormai definitivamente nell’orbita della Germania, garantì il passaggio della corona di Francia a suo nipote direttamente della mani del cognato. La politica “imperiale” di Ottone si dimostrò implacabile anche nei confronti del genero e del figlio, quando gli si ribellarono addirittura alleandosi ai pericolosi Magiari: destituiti senza indugi, li sostituì nei feudi personalmente o con il fedele Burcardo III, anch’egli legato alla famiglia degli Ottoni e probabile capostipite dei Wettin.
Iniziò quindi il secondo tempo della vita di Ottone. La vittoria sugli Slavi e sui Magiari a Lechfeld (955) si concluse con l’acclamazione a Imperator sul campo, come in uso dagli antichi Romani: leggenda vuole che all’occasione avesse con sé la “Lancia del Destino” appartenuta a San Maurizio, che elevò a patrono del Sacro Romano Impero e gli dedicò l’abbazia di Magdeburgo (fondata per trasferirvi le spoglie e seppellirvi Editha). Divenuta sede dell’arcivescovado del Brandeburgo, destinato a cristianizzare le Gens orientali per includerle nella famiglia degli Europei, secondo la politica missionaria “Drang nach Osten”, insieme agli arcivescovadi di Amburgo-Brema e di Havelberg condusse per secoli le opere di evangelizzazione della Scandinavia e dell’Europa Orientale, entrate definitivamente nella sfera di influenza della potenza militare germanica.
Dopodiché Ottone si rivolse all’Italia. Chiamato da Adelaide, vedova di Re Lotario II e minacciata dall’imperatore Berengario II, sconfisse costui e si fece acclamare Re d’Italia a Pavia (951), annettendo quindi le Marche del Friuli e di Verona alla Baviera (dopo la vittoria di Lechfeld aveva fondato anche la Marca d’Austria e la Marca Orientale con sede a Merseburg, iniziando a definire le nazioni orientali). Seguì un’altra discesa in Italia nel 961 (fu il primo della serie dei blitz militari degli imperatori tedeschi in Italia), per imporre come Papa Giovanni XIII dei Conti di Tuscolo e riceverne l’incoronazione imperiale a San Pietro, insieme al figlio Ottone II. Ma il nuovo Pontefice lo tradì e pertanto fu sostituito dall’Imperatore, iniziando l’epoca della nomina di papi germanici: ciò fu possibile col Privilegium Othonis (963) e il diritto di investitura dei Vescovi alla dignitas feudum, che Ottone si arrogò in virtù della potestas Imperatoris. Fu l’atto che riaffermava il vassallaggio del Patrimonium Petri all’imperatore e il dovere del neo-Papa eletto a giurare fedeltà, ripristinando le volontà espresse già da Carlo Magno.
L’incoronazione in Roma con l’antica liturgia imperiale romana era giustificata dal possesso del Regnum Italiae, che comportava il titolo di Rex Romanorum. L’impero cristiano occidentale rinasceva dunque come “Reich”, volendo così intendere il Regno divino in Terra che il monarca reggeva per conto di Cristo, quale ponte diretto fra la sfera del sacro e il mondo terreno (vedi il mio saggio Sommario Parte II). Seguì inevitabilmente il patto con Bisanzio, secondo cui l’Impero restaurato sarebbe stato erede di quello romano con sede a Costantinopoli, sia per la trasmissione del titolo di Imperator Romanorum, sia con l’acquisizione della cultura romana-bizantina, sancita dal matrimonio fra Ottone II e la sorella del Basilues (Teofano), cui sarebbe seguita l’unione del nipote con l’ultima principessa dei Macedoni (Zoe). Ottone I pertanto ricevette la qualifica di Moderator e il titolo di Kaiser (Cesare in tedesco).
Ottone istituì pertanto il nuovo rituale di elezione-incoronazione: dapprima l’elezione dai principi tedeschi al trono di Germania, ad Aquisgrana sul trono di Carlo Magno con la Reichkrone da lui forgiata e la Spada del Destino; quindi l’incoronazione a Rex Romanorum, nella capitale del Regno d’Italia, in qualità di imperator in pectore con la qualifica di Semper Augustus; infine, la consacrazione dell’unzione papale in San Pietro e l’elevazione a Imperatore dei Cristiani, con le Ordinatio Imperii e l’associazione al trono del figlio, assumendo l’impegno di proseguire l’opera originaria di cristianizzazione dei popoli pagani, integrandoli nella Ecclesia, e di difesa della Chiesa di Roma.
Trascorsi sei anni in Italia, nella Pasqua del 973 tornò in Sassonia e ricevette l’onore dei rappresentanti di tutti i feudi e regni cristiani circostanti (Danimarca, Polonia, Boemia, Ungheria, Francia, Spoleto, Benevento). Poi morì a Menleben (nello stesso luogo dove morì il padre) e venne seppellito a Magdeburgo, accanto alla prima amata moglie, affidando la sua anima ai monaci benedettini affinché pregassero per suo padre e la sua discendenza (a imitazione della fondazione di Cluny). L’erede al trono fu l’unico figlio sopravvissuto al matrimonio con Adelaide, Ottone II, il quale proseguì la politica orientale insieme al figlio Ottone III con la fondazione di nuovi vescovadi a Praga, Gniezno ed Eztergom, la conversione di Stefano nuovo Re d’Ungheria e la diffusione dell’antica cultura classica e monastica della “ragione” in tutta l’Europa cristiana.
Ottone, rinnovando l’idea dell’Impero ne aveva spostato il baricentro sull’asse Germania-Italia (divenne il nuovo centro dell’Europa Unita), recuperando l’universalismo dell’antico Impero romano e mantenendo l’elettività federale del re tanto cara ai feudatari tedeschi, istituendo di fatto il Sacrum Imperium: il Reich assunse un’aurea divina, in quanto retto da dinastie di sangue blu “Deuses de prole deorum” (o Cesaris sanguinis divina proies) e grazie a lui pose fine alle lotte fra le famiglie papaline, restituendo dignità morale al Papato e alla Chiesa!
Fu l’unico imperatore tedesco a ricevere l’appellativo di Grande. Era chiamato anche totius orbit caput e governò in “gratia Dei”, eletto dai feudatari laici di Germania e rispettando sia il diritto germanico che quello antico romano, aprendo così la strada alla storia dell’integrazione europea nel segno della tradizione romana e cristiana.
Tutta l’influenza di Ottone I è trattata in modo approfondito nella Parte I e IV del Libro. Per farsi un’idea più completa degli schemi genealogici e dei rapporti fra le casate e i regni/paesi europei vi invito a visionare le Appendici: supporto utile a capire la storia dell’integrazione europei e le origini e radici dei popoli e degli Europei. Potrete aiutarvi anche consultando le Cartine storiche originali De Agostini allegate al fondo del libro. Approfondire l’argomento e l’intera materia consultando il Catalogo.
Sulla figura ed il ruolo del primo Kaiser germanico leggi questo saggio in lingua di un autorevole medievista francese, il Prof. F.Rappe allievo di M.Bloch e docente presso la Università di Strasburgo.
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Di Ottone I si parla anche nel mio libro
STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI