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LA STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA E LE GENEALOGIE REGALI DELL’EST

sovrani dell'Europa Orientale

La storia dell’integrazione europea è connessa alle dinastie dei sovrani dell’Europa Orientale, che a partire dal IX secolo regnarono nella regione che i Romani chiamavano Sarmatia oltre il Limes orientale dell’Impero romano posto lungo il fiume Danubio. Legate in via parentale fra loro o con le dinastie regali/marchionali tedesche o nordiche che controllavano il corso del fiume Oder e il Mar Baltico, entrarono nella Famiglia Reges Christianorum nata dall’Impero carolingio fondato da Carlo Magno (vedi articolo) e furono incluse all’ordine universale dell’Impero cristiano creato dai Carolingi (vedi articolo). Poi, con l’avvento degli Imperatori del Reich (vedi articolo), le casate regali di Boemia, di Polonia e d’Ungheria entrarono a far parte del sistema politico europeo vincolandosi alle tradizionali auctoritas cristiane lungo tutto il Medioevo, divenendo protagoniste dell’Europa Unita e inserite nel consesso delle principali genealogie europee.

La dinastia che per prima si elevò al rango ducale fu quella dei Premyslid, discendente dal contadino boemo che fu scelto dalla veggente Libuse (figlia del capo dei Cechi senza eredi maschi) per iniziare la genealogie che, secondo la sua profezia, avrebbe avuto il controllo della regione circostante a Visegrád: in effetti, dalla collina di Praga sorse un’entità politica che inizialmente era parte della Grande Moravia dei Mojmir e ricevette la cristianizzazione dai Santi Cirillo e Metodio, divenendo così una delle marche più importanti dell’Impero carolingio. Dal primo Duca di Boemia, Borivoj (870), costituirono il presidio del Cristianesimo in Europa Orientale contribuendo alla diffusione fra i popoli slavi, tanto che Venceslao I fu acclamato santo dalla Chiesa Romana (come sua madre Ludmilla) insieme a suo nipote Boleslao II. Che fu fondatore dell’Arcivescovado di Praga (967) e, sposando una delle figlie di Edoardo “detto il vecchio” Re d’Inghilterra dei Wessex, divenne parente dei sovrani inglesi nonché cognato dell’Imperatore Ottone I (vedi articolo), del Re di Francia Carlo III dei Carolingi, del Conte dei Vermandois e di Ugo “detto il grande” dei Capetingi (vedi articolo), inserendo la sua dinastia nel gotha della politica internazionale del tempo.

I suoi figli si contesero il ducato e vennero coinvolti nella lotta fra l’Imperatore Enrico II “detto il santo” dei Ottoni e i Polacchi, che per un certo periodo annessero la Boemia tornata ai Premyslid con Bretislao I “detto Achille”, il quale riuscì a tenere a bada le mire espansionistiche dei vicini e degli Ungheresi, grazie all’accordo con l’Imperatore Enrico III dei Salici che lo infeudò in Moravia. Cosicché il figlio Vratislao II poté fregiarsi per la prima volta del titolo di Re di Boemia (1085), su concessione dell’Imperatore Enrico IV dei Salici (di cui fu fedele servitore), pur senza diritto ereditario: con lui iniziò la consuetudine dei matrimoni con le figlie dei sovrani di Polonia e d’Ungheria, che consentì di perpetuare la politica imperiale “drang nach oster” e mantenere ininterrottamente il potere sulla Boemia fino alla estinzione del casato, agli inizi del XIV secolo.

Appena prima che Ottocaro II, cugino dell’Imperatore Federico II (vedi articolo), fosse divenuto Duca d’Austria e di Carinzia in contesa coi Asburgo (vedi articolo), cui contese anche il titolo imperiale perso (insieme alla vita…) nella battaglia decisiva contro il nuovo Imperatore Rodolfo I (1278). La cui figlia Guta divenne moglie del re Venceslao II, che salì anche sul trono della Polonia all’estinguersi dei Piast (vedi sotto) avendo sposato l’ultima erede del ramo principale. Legittimando così anche il figlio Venceslao III, il quale regnò solo per un anno e morendo senza eredi lasciò la Corona di Boemia (ora includeva la Moravia, la Lusazia e la Slesia) al cognato Giovanni (1036), figlio dell’Imperatore Enrico VII dei Luxembourg (vedi articolo), mentre la Polonia tornava ad un ramo collaterale dei Piast.

Questa dinastia iniziò con l’omonimo Piast, primo Dux della Polonia dall’846 sulle cui origini ci sono varie versioni, sebbene sia considerato un appartenente ai gruppi degli Slavi settentrionali che migrarono nella Pianura Germanica orientale nel VI secolo d.C.: da egli discesero diversi prìncipi polacchi fino a Miecislao I, il quale sposando la figlia di San Boleslao di Boemia divenne Duca di Polonia riconosciuto dal Reich (966), ricevuto il battesimo cristiano e avendo fondato il Vescovado di Gniezno. Era il premio per aver riunito tutti i ducati polacchi di Cuiavia, di Masovia, della Pomerania, di Slesia e della Piccola Polonia sotto l’egida degli imperatori Ottoni e della Chiesa di Roma, cui affidò il controllo politico-spirituale dello stato alla sua morte.

La dinastia proseguì attraverso il figlio Boleslao I, che nel 1025 venne incoronato Re di Polonia da Papa Silvestro II insieme a Santo Stefano d’Ungheria, dando così forma alla Res Publica Christiana, ossia l’unità di tutti gli Europei sottomessi alle Autoritas Imperatoris et Papam che rappresentavano le due potestas di Cristo. Intanto, sua sorella Sigrid “detta la superba” si univa in matrimonio, dapprima con Erik VII Re di Svezia, capostipite dei Erikidi (vedi articolo), la cui nipote sposando Jaroslav dei Rus’ diede origine a tutte le dinastie dei principi russi dei Rurikidi, e in seconde nozze con Sweyn I Re di Danimarca dei Gormidi, da cui nacquero Canuto II Imperatore dei Dani, nonché Re di Danimarca, di Norvegia e d’Inghilterra, e la capostipite della dinastia nordica dei Estrididi.

Da quel momento il ruolo della Polonia divenne cruciale nel contenere l’espansione dei Russi in Europa Orientale, nel controllare i traffici nel Mar Baltico e nell’attuazione della politica di cristianizzazione dei popoli slavi e balti. A seguito della crisi interna alla famiglia, il nuovo re Casimiro I “detto il restauratore” ristabilì l’ordine e suggellò l’alleanza col Kaiser tedesco e con lo Czar russo, garantendo così la sopravvivenza della Polonia. La dinastia polacca rimase ininterrottamente sul trono fino all’estinzione avvenuta agli inizi del XIV secolo, quando subentrarono i Premysl di Boemia. Finché Ladislao I dei Duchi di Cracovia recuperò lo scettro (1320) e lo passò al figlio Casimiro III “detto il grande”, che dopo aver sconfitto i Cavalieri Teutonici si assestò sulla foce della Vistola e conquistò il Principato di Galizia: al punto da divenire addirittura “Principe di tutte le russie” (1349) e dedicarsi alla riforma del Regno di Polonia, trasformato in uno stato laico di ispirazione occidentale. Alla sua morte, però, la Polonia passò a suo nipote Luigi I dei Angioini, che la governò fino al 1382 abdicando in favore della figlia Jadwida, la quale infine trasferì il regno al marito Jogaila Granduca di Lituania, a patto che si convertisse al Cristianesimo (e cambiò nome in Ladislao II).

Il casato franco resse contemporaneamente anche l’altro grande regno cristiano in Oriente, ossia l’Ungheria, che era stato istituito nell’anno 1000 d.C. per volontà del Kaiser Ottone III e della Chiesa Romana, concedendo a Santo Stefano I la “Sacra Corona” cristiana, oggi esposta al Museo di Budapest e simbolo dell’unità nazionale. Egli era membro della dinastia Arpad, originata dall’omonimo Princeps dei Magiari che dal IX secolo penetrarono l’Europa Orientale (sostenuti dai Khazari), con continue incursioni in tutta la Germania fin quando l’Imperatore Ottone I li sconfisse nella Battaglia di Lechfeld, confinandoli nella Pianura Pannonica e legandoli al Reich.

Non avendo avuto eredi, il re ungherese trasferì la corona a Pietro dei Orseolo, Doge della Repubblica di Venezia (1038), che in morte la restituì agli Arpad ad Andrea I “detto il cattolico”, del ramo cadetto originato dalla sorella di Miecislao I di Polonia. Costui iniziò la tradizione dei matrimoni con donne appartenenti alle dinastie regali della Polonia o dei Principati russi o delle genealogie imperiali tedesche e bizantine, collocando pertanto l’Ungheria in una posizione strategica cruciale rispetto all’area balcanica e al vasto territorio che si estende oltre la catena dei Carpazi. Il Regno di Ungheria divenne il confine naturale della Res Publica Christiana a Oriente, nonché l’ostacolo alle invasioni dei popoli asiatici fra cui quella dei Tartari nel XIII secolo che, appunto, vennero fermati dagli Ungheresi.

Dal fratello Geza I discesero tutti i successivi sovrani ungheresi, che allargarono i possedimenti alla Croazia, alla Slovenia e alla Transilvania, dando corpo a un regno immenso che rappresentò per secoli il baluardo della cristianità cattolica ad Oriente, tanto che Andrea II ebbe l’onore di guidare la IV Crociata in Terra Santa. Al ritorno si sposò con una donna della casata degli Estensi (vedi articolo), da cui discese l’ultimo ramo dei re Arpad che si estinsero con Andrea III nel 1301. A quel punto, il regno finì a Venceslao II dei Premysl, già Re di Boemia e di Polonia, che cercò quindi di formare un’immensa potenza militare ai confini orientali del Reich.

Impresa che riuscì, invece, alla dinastia dei Jagellone qualche tempo dopo. Originari della Lituania, avevano unito le tribù di Lituani e Balti in un granducato indipendente alla metà del XIII secolo, in opposizione all’avanzata dei Cavalieri Teutonici e Portaspada che conducevano una crociata lungo le coste del Mar Baltico su ordine del Papa e sotto l’egida del Kaiser, il quale infine li istituì in Deutsche Orden in Livonia (1235). Contemporaneamente emerse la figura di Mindaugas, primo dux lituano di fede pagana della casata dei Gediminidi, che prendeva nome dal glorioso comandante Gediminas: egli riuscì quasi un secolo dopo a fermare la colonizzazione tedesca della regione e fece della Lituania lo stato egemone della regione, conquistando i Principati Rus’ di Minsk e di Smolensk e fondando la capitale a Vilnius. Da una donna dei Rurikidi nacque il suo successore Algirdas, il capostipite del ramo che divenne sovrano della Polonia, mentre dagli altri rami discesero numerose famiglie di principi polacchi e russi sopravvissute fino al XX secolo.

Il nuovo granduca aveva sottomesso tutti i Principati Rus’ ancora liberi dal giogo dell’Orda mongola del XIII secolo e conquistò Kiev, assumendo il titolo di Principe di Suzdal, mentre suo figlio Jogaila saliva sul trono della Polonia e la univa alla Lituania nella sua persona (1386): iniziava così la grande epopea della casata lituana che perdurò fino alla sua estinzione nel XVI, reggendo i regni cristiani orientali e dominando tutta la Pianura Sarmatica fino al Mar Nero. Dopo aver sconfitto e annesso anche il Protettorato dei Cavalieri Teutonici (1466), di cui sopravvisse solo il Ducato di Borussia (poi di Prussia), ad opera di suo figlio Casimiro IV “detto il grande”. Costui costruì lo stato moderno con gli Statuti di Nieszawa, utili a sottomettere il clero alla Corona ed allearsi alla nobiltà polacca (Junkers), prima di restituire la Polonia all’autorità spirituale del Papa, dopo che suo fratello Ladislao III Re di Ungheria e di Polonia era caduta nella Battaglia di Varna difendendo l’Ecclesia Christiana dall’invasione dei Turchi (1444).

Casimiro inserì la sua famiglia nel sistema delle genealogie europee del tempo, con le unioni matrimoniali ai Wettin di Sassonia e ai Hohenzollern (vedi articolo), che in seguito ereditarono rispettivamente la Polonia e la Prussia, poi ripartì fra i figli i vari regni: Ungheria e Boemia al primogenito Ladislao II, i cui figli Luigi II e Anna vennero uniti in matrimonio ai nipoti dell’Imperatore Massimiliano I grazie a un patto che, alla morte del re lituano nella Battaglia di Mohacs (1526), li portò in eredità agli Asburgo annessi al Sacro Romano Impero; a Sigismondo “detto il vecchio” sia la Polonia che la Lituania (1506), tenuti dai suoi figli fino all’estinzione della dinastia con una figlia che sposò il nobile ungherese Stefano Bathory e un’altra il Re di Svezia, Giovanni III dei Vasa. Questi si alternarono sul trono della Corona di Polonia-Lituania, eletti dai nobili prima dei membri dei Wettin (furono la causa della Guerra di Successione del 1733-38) e di Stanislaus Poniatowski, l’ultimo sovrano prima della spartizione del regno nel 1795 voluta dalle casate tedesche che controllavano l’Impero russo, il Regno di Prussia e l’Impero Asburgico.

I regni cristiani dell’Europa Orientale furono fondamentali per la storia dell’Europa Unita, sia per aver diffuso il Cristianesimo difendendolo dalle varie minacce asiatiche e turche, sia per il contributo determinante all’integrazione europea dei popoli slavi, balti e magiari nella civiltà europea.

 

 

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Dei sovrani dell’Europa Orientale si parla anche nel mio libro
STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI

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