IL MONACHESIMO EUROPEO

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Il Monachesimo fu il principale conservatore della cultura europea tradizionale e certamente uno dei preminenti produttori del pensiero nella storia dell’integrazione europea, sin dai tempi degli antichi Greci e Romani che organizzarono la società civile intorno alle Aeternitas più importanti, dando vita ad un modello che attraversò tutto il Medioevo e giunse fino all’età moderna grazie all’azione dell’Impero Cristiano, erede principale della radicata tradizionale culturale greco-romana.

Di solito per monachesimo si intende quel complesso di attività spirituali legate alla religione cristiana: ma come tutto ciò che concerne la storia d’Europa, sin dalle sue origini, anch’esso ha ereditato prassi e ruoli già presenti nella società precedente alla diffusione dell’Evangelo del Cristo (opera cui certamente i monaci contribuirono in modo totale e decisivo sin dalla loro iniziazione).

Si pensi ad esempio alla figura del sacerdote dei culti pagani, presente già nelle più antiche forme di civiltà proto-europea, che si occupava della celebrazione dei riti e dei sacrifici da dedicare al dio, locale o assoluto, antropomorfo o naturale, in virtù di doti personali riconosciute o acquisite dall’ingresso nel tempio di servizio. Il termine “sacerdote” deriva dal latino sacerdos e sta a indicare, generalmente, colui che detiene conoscenze nascoste alla massa (esoteriche) o ricevute direttamente dalle divinità o dagli spiriti con cui entrava in contatto (cd. “religioni rivelate”).

Il sacerdote conduceva solitamente vita ritirata, nel tempio o in luoghi naturali che lo ponessero a contatto diretto con le divinità e ne favorissero l’interazione. In genere si distingueva in pubblico per l’abito che indossava, di un colore uniforme e riservato alla sua casta (solitamente il bianco), per gli ornamenti e i segni che portava, per lo stile di vita completamente differente da quello dei suoi concittadini, votato al riserbo, al servizio spirituale e alla castità. Per cui era riverito nella società. Fra i più noti vi erano gli oracoli greco/romani, oppure i sacerdoti dei templi egizi/orientali o ancora i medium degli antichi misteri.

Ma con l’avvento del Cristianesimo, contemporaneamente alle prime comunità sorte nei centri abitati più popolosi e importanti, iniziarono diverse esperienze di vita ritirata e ascetica, ad imitazione appunto dello stile dei più antichi sacerdoti pagani, già a partire dal IV secolo d.C. nel deserto dell’Egitto (che al tempo era parte dell’Impero Cristiano) ed in Palestina (anch’esso ancora dominato dai Romani). Chi fu dunque il fondatore del monachesimo europeo? San Pacomio e San Basilio furono i primi organizzatori ed estensori di una Regula seguita dagli anacoreti che entravano a servire nel loro monastero, da cui scaturirono le principali comunità monastiche europee tuttora esistenti. E quali sono le forme del monachesimo europeo? Sicuramente il monachesimo “benedettino” in Occidente, istituito nel cenobitismo, mentre il monachesimo orientale è di tipo anacoretico e viene detto “basiliano”, ancora in onore del suo precursore.

Fu forse la “divina provvidenza” a guidarli nella loro opera, perché di lì a poco l’Impero Cristiano entrò in crisi e fu sopraffatto dalle orde barbariche provenienti da ogni direzione, creando una situazione di caos da cui si uscì secoli dopo grazie al Cristianesimo ed in particolare per l’azione evangelica dei monaci: l’esempio più emblematico fu quello degli “irlandesi”, ossia quel clan di ritirati sotto la guida dell’Abate (il primo e più famoso fu San Patrizio) che riuscirono a convertire i popoli germanici muovendosi attraverso i loro regna (perciò detti “itineranti”) in autonomia ed erigendovi i primi monasteri cristiani occidentali. Opera imitata dai monaci ortodossi inviati da Costantinopoli a convertire e istruire al modello giuridico-civile i popoli stanziali in Europa orientali, in particolare gli Slavi, i Bulgari e i Rus’.

Il modello di monachesimo divenne canonico, sia in Pars Occidens che nel cd. Impero bizantino, erede di quello romano-cristiano, già a partire dal V secolo d.C. grazie a San Benedetto, che codificò la “Regola benedettina” ereditata da quasi tutti gli ordini monastici sorti nei secoli a venire. Essa prevedeva la vita comune dei ritirati (nei “cenobiti”), sia che fossero religiosi che laici (quindi non ordinati), sottomessi all’auctoritas dell’Abate (dall’ebraico Abba, “il Padre”), eletto dagli stessi monaci in conclave, dediti primariamente alla preghiera e ai riti spirituali (orantes) e in seguito anche al lavoro nei campi o alla copiatura dei testi classici o biblici.

Da queste attività secondarie ebbero origine moltissimi elementi ancora oggi sopravvissuti nella cultura e nella tradizione civile degli Europei. Infatti, grazie all’opera amanuense dei monaci “bianchi” appartenenti agli ordini più antichi originati da Citeaux (ma anche da quelli più antichi di matrice irlandese), è possibile conservare oggi nei musei sparsi in tutta Europa testi, scritture, atti, documenti vari, sia pubblici che privati, utilissimi alla ricostruzione storica del nostro continente. I codici miniati, le pergamene notarili, le bolle papali o le lettere dei primi vescovi, come gli editti e i decreti degli antichi imperatori e re germanici, gli atti di concessione dei feudi o di compravendita, copie dei classici o delle Sacre Scritture vennero riprodotti fedelmente e con grande cura artistica dai monaci per tutto l’Alto Medioevo, e inclusi nell’immenso patrimonio culturale europeo.

Allo stesso tempo, l’attività più materiale dei monaci “benedettini”, in particolare dei cd. “mendicanti” fondati da San Francesco d’Assisi e da San Domenico de Gùzman nel XIII d.C., fu propizia a sviluppare le tecniche agricole che portarono al boom demografico e quindi alla rinascita dell’Ecclesia Christiana del Basso Medioevo, nonché a inventare prodotti o metodi di lavorazione alimentare o artigianale ancora utilizzati oggi in Europa. Senza dimenticare le prime forme di prestito (“mortgage”) e di tecnica bancaria inventate dai monaci medievali e tuttora perpetuate dal sistema finanziario dell’UE.

I monaci conventuali divennero, a fine Medioevo e in età Rinascimentale, i grandi maestri nelle Universitas che andavano sorgendo ovunque in Europa, provocando anche la sfida culturale coi docenti laici ispirati dalla “ragione” e dal metodo galileano di indagine, con esiti assai profondi nella storia dell’integrazione europea e ben visibili ancor oggi (leggi l’Introduzione del mio saggio). In ogni caso, l’erudizione degli aristocratici o dei primi re e feudatari cristiani (ad esempio degli antichi precettori) fu sempre di competenza di monaci/prelati inviati appositamente dalla sede vescovile o assunti a corte, anche con compiti di redazione e rilegatura degli atti pubblici.

A loro si unirono, dalla fine del XVI secolo d.C., i Gesuiti (Ordine della Compagnia di Gesù) fondati da San Ignazio de Loyola allo scopo di predicare le Sacre Scritture in Terra Santa (sul solco quindi degli Ordini guerrieri) sotto l’egida papale, in piena Controriforma arruolati col compito di ravvivare il cattolicesimo in Occidente e di diffondere le virtù cristiane nella società e nelle corti europei, sconvolte dalla Protesta religiosa e dalla conseguenti guerre di religione che devastarono l’Europa per secoli.

Espulsi da tutti gli stati europei e infine soppressi nel 1773, appena prima dell’inizio dell’epoca delle rivoluzioni civili e dell’epopea napoleonica, i Gesuiti sopravvissero nella Russia zarista e furono ricostituiti quale ordine clericale organico allo Stato del Vaticano nel 1814 (subito dopo la Battaglia di Waterloo che condusse al Congresso di Vienna e restaurare l’ancien regime in Europa), divenendo poi inviati nelle missioni evangeliche nel mondo durante l’epoca coloniale, dove svolsero anche compiti educativi e formativi nonché etnologici, fino ai giorni nostri. Ad essi appartiene l’attuale pontefice romano.

Gran parte degli ordini monastici, occidentali e orientali, sopravvivono ancora oggi nell’Europa moderna, laica e iper-tecnologica che conosciamo, rappresentando ancora un baluardo di Sapientia antica e di attività spirituale che mantiene viva la tradizione più antica dell’Europa.

Per comprendere meglio questo articolo è utile consultare le Appendici al Libro prodotte dall’Autore, che trovi nel Catalogo, e le Cartine Storiche De Agostini allegate al saggio.

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Monachesimo europeo

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STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI

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