La storia dell’integrazione europea è senza dubbio legata anche alla Gran Bretagna, sin dai tempi dell’Impero romano che istituì la diocesi di Britannia ponendo il Limes settentrionale sul Vallo di Adriano. Nonostante la Brexit del 2019, le vicende interne e geopolitiche dell’antico Regno di Albione sono sempre state connesse all’ordine universale dell’Impero cristiano creato dai Carolingi, soprattutto per via dei legami di “sangue blu” che collegava fra loro le genealogie europee ai re d’Inghilterra.
La prima dinastia regale di Inghilterra furono i Wessex, della cui origine parlo nel mio libro (vedi Sommario Parte IV): titolari dell’omonimo regno emerso dopo le invasioni di Angli e Sassoni del V secolo d.C., riuscirono ad unificare gli altri regni dell’Eptarchia con Alfredo I “detto il grande” che nell’890 fondò il Regno d’Inghilterra. Da quel momento, la casa reale britannica dovette difendersi continuamente dalle ripetute invasioni dei Dani e dei Normanni (Vichinghi), mentre contrastava i gaelici d’Irlanda e del Galles e gli Scoti a nord. Nel contempo, attuò una politica matrimoniale che sposava le sue principesse a sovrani e duchi delle più importanti genealogie europee (Carolingi, Vermandois, Bosoni, Fiandre, Boulogne, Capetingi, Welfen, Premysl, …), inclusa la prima moglie di Ottone I e l’ultima Santa Margherita, che si unì a Malcolm III Re di Scozia dopo una fuga in Ungheria sotto la protezione dei Arpad e di alcuni nobili cavalieri inglesi.
Ma nel 1066 un esercito di cavalieri normanni/bretoni guidati dal Guglielmo II Duca di Normandia, nominato suo erede da re Edoardo III, invase l’isola e vinse gli anglosassoni guidati dal contendente ucciso nella Battaglia di Hastings: che fu celebrata dal famoso “arazzo di Bayeux”, eccezionale esempio di arte europea medievale. L’opera dei nuovi sovrani fu fondamentale per la storia inglese, viva ancora oggi! Col “Domesday Book”, Guglielmo I “detto il conquistatore” effettuò il primo censimento patrimoniale della storia d’Europa: emersero le nuove famiglie dei notabili (Lords) del sistema feudale importato dalla Francia, in gran parte cavalieri fedeli al nuovo sovrano, il quale istituì anche la “City of London”, mentre suo figlio Enrico I creò i Tribunali del regno e gli Sceriffi nelle numerose contee, sottraendo così la Giustizia al monopolio degli Arcivescovi romani.
Anni dopo, Goffredo “detto il bello” dei Anjou sposò l’Imperatrice Matilde, figlia del re inglese, e ne ereditò il Ducato di Normandia (che in realtà aveva già occupato) unendolo ai feudi della Marca di Angers (la bassa Valle della Loira) e della Contea del Maine: dall’unione fra il giovane duca e la più anziana normanna nacque la dinastia dei Plantageneti, destinata a regnare sull’Inghilterra per quattro secoli, prendendo il nome dalla pianta di ginestra cui il nuovo reggente era molto legato.
La dinastia comitale dei Anjou, originatasi dalla famiglia carolingia, era stirpe di cavalieri famosi per i capelli fulvi e per la loro spietatezza: una tradizione continuata anche dal ramo cadetto discendente da Folco V, il quale nel 1131 fu incoronato Re di Gerusalemme trasmettendo poi il titolo ad Amalrico I e fino all’ultima, Isabella, che infine lo portò in dote al marito, l’Imperatore Federico II. Alla corte di Angers si praticavano il cerimoniale e l’arte dell’amor cortese, si parlava francese e altri idiomi del tempo (langue d’oc, guascone, celtico) e fu commissionato il “ciclo arturiano” del Santo Graal e della Tavola Rotonda di Artù.
Enrico II, il primo re d’Inghilterra dei Plantageneti, divenne il più prestigioso principe nell Ecclesia Christiana: egli concentrava nella sua persona il Regno d’Inghilterra e tutti i feudi di famiglia sulla costa atlantica francese (Normandia, Bretagna, Anjou, Maine), cui aggiunse l’Aquitania e la Guascogna dal matrimonio con Alyanor, l’ultima dei Poitou, che aveva divorziato per amore dal re francese… Quell’amor cortese che anch’ella insegnava alla sua corte ispirandosi ai trovatori della langue d’oc diffusa nei suoi feudi.
All’epoca, la figura della regina emerse per la bellezza e il coraggio, in particolare quando si recò in Austria a riscattare il figlio Riccardo I “detto cuor di leone”, imprigionato al ritorno dalla crociata in Terra Santa dove aveva sconfitto il terribile Saladino! Enrico riuscì infine nell’impresa di compattare un così vasto dominio multietnico e multilinguistico, separato dal Canale della Manica e in cui vigevano diversi codici giuridici e canoni cristiani, idealizzando un impero caricato di “sacralità” con l’incoronazione benedetta dall’unzione vescovile, in pieno stile carolingio.
L’importanza raggiunta dall’Inghilterra si nota dalle unioni matrimoniale dei figli e dei discendenti di Enrico II a re e a principesse delle principali dinastie regali d’Europa (di Francia, Navarra, Castiglia-y-Leòn, Sicilia, Provenza, Scozia), che posero i Plantageneti al centro della politica internazionale del tempo. Nonostante la debacle di Giovanni I “detto senza terre”, che perse la Normandia e i feudi francesi nella Battaglia delle nazioni contro il re francese Filippo II Augusto, il ruolo egemone dei re d’Inghilterra divenne evidente durante il governo di Enrico III: dapprima mise pace nel suo regno, concedendo la “Magna Charta” ai nobili ribelli (Pari) e riconoscendo loro il diritto di opporsi alle sue decisioni in materia fiscale; quindi sfruttò il matrimonio con l’ultima della nobile dinastia dei Provenza (discendente dai Carolingi) e di sua sorella con l’Imperatore Federico II per costruire un’alleanza stabile con le dinastie imperiali che proiettava gli inglesi nel Mar Mediterraneo.
Suo figlio Edoardo I “detto lunghe gambe” fu eccellente cavaliere e stratega militare, capace di allargare l’influenza inglese all’intero arcipelago britannico e di rafforzare il potere centralizzato della monarchia, ispirandosi al mito di Artù e dei suoi cavalieri cristiani che divennero il modello del gentleman, fondendo l’antica tradizione bellica degli Anjou a quella culturale aquitana-carolingia-romana. Col figlio Edoardo II, invece, iniziarono i guai della casata inglese: tradito dalla moglie, Isabella figlia di Filippo IV Re di Francia, che per molti anni gli contese la corona insieme ai suoi amanti e a buona parte della nobiltà (creando una spaccatura civile che perdurò per secoli!), finì imprigionato e ucciso.
Venne riscattato dal figlio Edoardo III, che dopo aver ripreso il trono alla madre, iniziò la “Guerra dei 100 anni” rivendicando il regno francese proprio per via della sua ascendenza materna. A nord, completata la conquista del Galles e dell’Irlanda, dovette abbandonare la Scozia al suo destino di regno indipendente. Espressione iconica del cavaliere cristiano medievale, regnando cinquant’anni trascorsi sui campi di battaglia, fondò l’Ordine della Giarrettiera (il primo non di matrice monastica nella storia d’Europa) e inserì la Croce di San Giorgio nella bandiera inglese.
I suoi figli saranno protagonisti dell’infinita guerra contro la Francia, ma anche della rivalità che condusse alla “Guerra delle due rose” e all’auto-distruzione della dinastia. Tutto prese avvio dalla lotta di Enrico di Bolinbroke, esponente del ramo dei Lancaster, contro il re d’Inghilterra Riccardo II, che gli aveva tolto il titolo ducale subendone la vendetta e la destituzione (dopo la morte sul campo, come ad Hastings…). Il figlio Enrico V riuscì a riappacificare gli animi, anche in virtù della sua impresa: la Battaglia di Azincout (1413) che gli permise di conquistare il Regno di Francia, ereditato dopo aver sposato la figlia del sovrano dei Valois destituito. Passò tutto al figlio Enrico VI, che però non si mostrò all’altezza del compito e infine perse tutte le corone e anche la testa… (non prima di aver fondato i College di Eton e Cambridge).
Mentre l’Inghilterra perdeva definitivamente l’infinita guerra coi francesi (e tutti gli antichi feudi sulla terra ferma), il nuovo re di Casa York, Edoardo IV, agì indisturbato per un decennio di terrore, che infine pagò a caro prezzo: alla sua morte, il fratello Riccardo III fece imprigionare e scomparire i suoi due eredi, usurpandone il trono, per finire anch’egli ucciso da una congiura di corte che elevò sul trono una nuova dinastia.
La guerra civile/famigliare inglese terminò, infatti, quando Enrico VII dei Tudor sposò l’erede dei Plantageneti e fondò la nuova casa dei re d’Inghilterra: la sua dinastia aveva origini in Galles e da un antico legame di sangue coi principi britannici dei Gwynedd e coi Wessex… Inoltre, un avo del nuovo sovrano aveva sposato la vedova di Enrico V Re di Francia dei Valois, giustificando pertanto pretese anche su quel trono. Il pretendente si fece quindi finanziare da Carlo VIII Re di Francia e invase l’Inghilterra, destituendo il sovrano illegittimo, dopodiché ebbe un figlio che chiamò Arturo a chiaro riferimento alle origini della casata dal mitico sovrano britannico. Enrico riuscì a riappacificare il regno e tener insieme le istanze del popolo, dei Pari e della Corona, nonché della “grande famiglia dei popoli britannici“, concedendo la figlia in moglie al sovrano di Scozia e costruendo una solida alleanza col vicino rivale.
Suo figlio Enrico VIII segnò, invece, la storia dell’Europa Unita in modo ineluttabile: in quasi quarant’anni di regno trasformò la penisola britannica in una potenza politica ed economica, inventò la figura del Premier (W.Cromwell) e sottomise la Chiesa Anglicana alla sua Auctoritas assoluta (a imitazione degli antichi imperatori del Reich), facendo dell’Inghilterra la patria del protestantesimo europeo. Egli iniziò la tradizione inglese dei matrimoni regali con donne non appartenenti alle genealogie europee, avendo ben sei moglie, tutte ripudiate perché non gli concedevano l’erede maschio desiderato e per questo motivo decapitate! Prima di morire, annesse l’Irlanda nel 1541.
Gli succedettero le due figlie legittime. Dapprima Maria “detta la sanguinaria” figlia di una zia dell’Imperatore Carlo V, cui venne promessa in sposa per poi sposarne il figlio, Filippo II Re di Spagna e del Portogallo. Un’unione che suscitò le ire dei protestanti inglesi, timorosi della restaurazione cattolica, che in effetti la regina voleva attuare giustiziando molti del fronte rivale (si era in piena epoca di guerre religiose). Ma il matrimonio non diede eredi, per cui le successe la sorella Elisabetta I: lei invece teneva per il partito avverso e si erse a paladina della Protesta europea, in particolare dei Paesi Bassi, divenendo nemica della “cattolicissima” Spagna dello stesso Filippo d’Asburgo. Il quale inviò una Envincible Armada ad invadere l’isola, che venne respinta e finì decimata dalle tempeste atlantica, segnando una clamorosa vittoria della giovane marineria inglese (1587), che dal quel momento divenne una potenza militare senza eguali in tutti i mari internazionali.
Il sovrano spagnolo s’era alleato alla reggente di Scozia, Maria Stuarda (sposata al Re di Francia in chiave anti-inglese), la quale riprese le ostilità per il controllo dell’arcipelago. Pertanto, Elisabetta la fece imprigionare e, infine, decapitare, scegliendo però suo figlio quale suo successore come re d’Inghilterra: avendo deciso di rimanere vergine (perciò le fu dedicata la colonia americana della Virginia), sposata al regno e al suo popolo (che la battezzò “Gloriana”), alla sua dipartita l’anima regale inglese si reincarnò (demise) in Giacomo I dei Stuart Re di Scozia, che così univa nella sua persona i due regni (1603).
Iniziò così il secolo di regno di una nobile dinastia di origine normanno-britannica di maggiordomi (High Stewards, da cui il nome della famiglia), gli Stewart, salita al trono scozzese grazie al matrimonio con la figlia di Roberto I Bruce e che ambiva a quello inglese per via dell’unione con la figlia di Enrico VII dei Tudor. Il nuovo sovrano, dichiaratamente cattolico come sua madre e tutta la dinastia, seguì la dottrina giuridica del “diritto divino” inimicandosi il Parlamento inglese, che lo spinse alla fallimentare guerra di religione contro la Spagna. La lotta religiosa interna all’ex-diocesi di Britannia continuò con suo figlio Carlo I, il quale arrivò sul punto di sciogliere la Camera dei Comuni per governare in autocrazia, restaurando la Chiesa Anglicana di cui fu il primo Pontifex! La contesa sfociò nella guerra civile fra il re d’Inghilterra, appoggiato dai puritani scozzesi e dagli irlandesi cattolici, e la lega dei Lords, guidata dal pari protestante O.Cromwell. Che infine vinse la sfida e fece decapitare il sovrano in piazza, davanti alla folla, proclamando quindi la Repubblica di cui fu Dittatore per dieci anni, scatenando le ire e l’indignazione in tutta Europa per secoli!
Ma il fronte monarchico si riorganizzò col figlio Carlo II, il quale infine riuscì a tornare al potere (1660), restaurando sia la Monarchia che la Chiesa Anglicana, prima di passare lo scettro al fratello Giacomo II. Il quale scatenò una nuova guerra civile/religiosa contro i protestanti e i presbiteriani del partito dei Lords, preoccupati dell’insorgere di un regime dispotico cattolico in stile Luigi XIV di Francia (cugino dei sovrani inglesi e legato a doppio filo ai cattolici Asburgo di Spagna e d’Austria): così “chiamarono” Guglielmo III d’Orange-Nassau, Staatholder del neo-regno dei Paesi Bassi, nonché nipote e genero del re d’Inghilterra.
Costui prese il regno senza colpo ferire e governò insieme alla moglie, riportandolo nel campo protestante prima di cedere lo scettro, non avendo eredi, a sua cognata Anna: l’ultima sovrana della dinastia scozzese morì anch’essa senza eredi vivi (perse numerosi figli durante il parto), dopo aver definitivamente unificato i due regni nel 1707 (the United Kingdom) e annullato le mire egemoniche di Luigi XIV sulla ResPublica Christiana (grazie ai ripetuti trionfi del Duca di Marlborough/Churchill e del Principe Eugenio di Savoia), come stabilito dalla Pace di Utrecht (1713).
Le successe Giorgio I, della casa regnante di Hannover: costui era un discendente in via femminile di Giacomo I e membro dell’antica dinastia dei Guelfi-Brunswick e risultò il primo erede in lista della regina per il credo protestante e per tale motivo fu accolto dal Parlamento quale nuovo sovrano del Regno di Gran Bretagna. Dinastia che regnò fino agli inizi del XX secolo, quando la Regina Vittoria unitasi ad un cugino della casata dei Coburgo-Gotha, passò il trono all’attuale casa regnante dei Windor, terminata con Elisabetta II: oggi sul trono inglese siede un membro della casa di Oldenburg, imparentato ai sovrani di Danimarca e di Norvegia (anch’essa legata alla tradizione di Re Artù…).
Leggi questo interessante saggio dello storico inglese W.Hooper Harvey sulla dinastia dei Plantageneti.
Tutto l’argomento sulle “dinastie divine” e le discendenze inglesi è trattato in modo più approfondito nella Parte IV del Libro. Per farsi un’idea più completa degli schemi genealogici e dei rapporti fra le casate e i regni/paesi europei vi invito a visionare le Appendici: un supporto utile a capire la storia dell’integrazione europei e le origini e radici dei popoli e degli Europei. Potrete aiutarvi anche consultando le Cartine storiche originali De Agostini allegate al fondo del libro. Approfondire l’argomento e l’intera materia consultando il Catalogo.
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