IL CAVALIERE IN EUROPA

cavaliere

Il Cavaliere è una delle figure più importanti nella storia dell’integrazione europea, vero protagonista della cultura europea tradizionale sin dai tempi degli antichi Greci e Romani, contribuendo ad organizzare la società civile intorno alle Aeternitas più importanti e dando vita ad un modello che attraversò tutto il Medioevo e giunse fino all’età moderna soprattutto grazie all’azione dell’Impero Cristiano, erede principale della radicata tradizionale culturale greco-romana.

Il termine cavaliere deriva dalla classe romana degli Equites, solitamente dedita ai commerci o agli affari pubblici e quindi mediamente benestante tanto da permettersi l’uso del cavallo, soprattutto in battaglia dove assumeva posizioni di comando. Con l’avvento dell’Impero romano, divenne un corpo specializzato da schierare a protezione della fanteria o per attaccare quella avversaria: per distinguersi dai miles a piedi, quindi, iniziò a dotarsi di armi e attrezzature che ne contraddistinsero l’immagine nei secoli a venire. Armature ed elmi diversi, scudo più piccolo e spada lunga abbinata ad un giavellotto per poter colpire più lontano, bardature per proteggere il cavallo e, molto tempo dopo, le staffe idonee a manovrarlo meglio durante gli scontri, ereditate dai più abili cavalieri asiatici che invece preferivano l’arco.

La natura militare del cavaliere continuò per secoli, soprattutto nell’Alto Medioevo, quando assunse il compito di protettore del Signore, di cui diveniva vassallo (da cui il termine germanico Knight) dopo l’investitura e l’attribuzione di un cavallo e di un appezzamento di terra per il suo sostentamento. Da quel momento solenne, che prevedeva un rituale mistico e codificato, dal ritiro in preghiera e digiuno fino alla promessa di fedeltà in ginocchio davanti al suo Dominus (da cui discende la prassi della preghiera cristiana inginocchiata a mani giunte), il cavaliere assumeva un incarico vasto di difesa dei servi e della corte del feudo cui apparteneva, e più in generale di protezione dei Cristiani.

Fu così che la figura del cavaliere si caricò di quell’aura di mitica glorificazione, che spesso poco aveva a che fare con la pratica della guerra e del combattimento corpo-a-corpo tipico delle età antico/medievale. Sebbene potesse godere di privilegi a corte, il cavaliere cristiano doveva attenersi ad un codice deontologico rigoroso, soprattutto nei riguardi di donne e civili indifesi, e mantenere un comportamento religioso irreprensibile. Coloro che violavano le regole subivano il pubblico ludibrio, erano additati come “cavalieri erranti” cui qualsiasi altro poteva dare la morte, talvolta venivano destituiti o persino giustiziati per fellonia. Episodi di questo genere è ricca tutta la storia dell’integrazione europea, raggiungendo il momento culminante nella Battaglia della Montagna Bianca (1620 dC).

Ma la storia dell’integrazione europea è ricca anche di esempi positivi, quali i cavalieri palatini divenuti i “paladini” di Carlo Magno ad immagine e somiglianza dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù: mentre i primi storicamente documentati assursero col tempo al rango di “pari” della Corte di Francia, gli altri scomparvero insieme al loro sovrano nella Battaglia del Monte Badon (490 ca), lasciando però un ricordo che alimentò leggende e poemi giunti fino ai nostri giorni come brillante esempio della cultura medievale. Peraltro, i “cavalieri del Graal” del ciclo arturiano hanno avuto un ruolo centrale nelle genealogie europee dell’intera storia dell’integrazione europea (come spiego nel mio saggio).

Data l’importanza strategica e politica raggiunta dal cavaliere nel corso del Medioevo, un po’ tutte le dinastie reali si dotarono di Ordini di cavalieri loro asserviti e fedeli, cui ovviamente venivano assegnati benefici e prebende notevoli e un segno distintivo, normalmente una croce o un sigillo da appendere a una collana d’oro. Una usanza tuttora praticata negli stati europei dell’UE che conservano numerosi ordini civili/militari onorari, attribuiti generalmente a quei cittadini che hanno dimostrato un determinato valore civile o in occasione di conflitti bellici a favore della patria/nazione.

Dal punto di vista dell’influenza dei cavalieri sulla storia dell’integrazione europea, va detto che molte delle genealogie europee che governarono i regni/stati europei dal Medioevo fino ai giorni nostri avevano un’origine cavalleresca (come racconto negli articoli storici): fra i più noti ricordiamo gli Anjou divenuti Plantageneti quando salirono sul trono d’Inghilterra e istituirono il prestigioso “ordine della giarrettiera” tuttora esistente; o gli Staufer, divenuti imperatori del Reich; oppure gli Aviz, i quali grazie alla loro posizione di cavalieri cristiani della Reconquista ottennero la piena indipendenza del Portogallo nel XVI secolo dC.

Spesso il ruolo di cavaliere comportava anche l’elevazione sociale, attraverso il matrimonio con la figlia del Signore: cosa avvenuta sia per molte famose dinastie feudale medievali/rinascimentali, sia per tantissimi casi di cavalieri usciti vincitori dai tornei loro dedicati, quelle “giostre” in cui si esibivano nelle specialità a cavallo, come la sfida individuale a colpi di asta di fronte ad un pubblico eccitato e alla presenza del sovrano, da cui deriva la collocazione di un palco reale in tutti i teatri classici europei.

Il ruolo di protettori dei fedeli venne esaltato dai cavalieri crociati, quando la Terra Santa fu conquistata dall’Islam mettendo a repentaglio la vita dei pellegrini diretti a Gerusalemme per pregare nei luoghi sacri del Cristianesimo, eretti da Costantino I e attualmente ancora esistenti e al centro delle cronache belliche. Da quell’esperienza provennero i vari ordini di cavalieri-monaci che hanno riempito la letteratura e gli studi storico europei, con ripercussioni decisive sulla storia dell’integrazione europea fino ai giorni nostri. Un residuo è l’Ordine Sovrano dei Cavalieri di Malta, sorto durante le Crociate e sopravvissuto, più o meno autonomamente, fino ad oggi con sovranità riconosciuta nel sistema ONU.

Di non minore importanza storica è l’araldica, il sistema di codificazione dei simboli di rappresentanza di cavalieri e genealogie europee, impostato sullo scudo utilizzato dal cavaliere, sulle sue armi e sui colori che tradizionalmente contrassegnavano i reparti militari in battaglia sin dai tempi più antichi, insieme a quei simboli comuni o religiosi uniformemente accolti per il significato proprio o esoterico. Un modo originale per caratterizzare la figura e il ruolo del cavaliere, connotato da sempre di valori superiori e di nobiltà di spirito che ancora oggi impregnano la cultura europea.

Per comprendere meglio questo articolo è utile consultare le Appendici al Libro prodotte dall’Autore, che trovi nel Catalogo, e le Cartine Storiche De Agostini allegate al saggio.

 

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Il cavaliere in Europa

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Genealogie europee e genesi degli stati
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STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI

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