La storia dell’integrazione europea è connessa alle dinastie dei Zar di Russia che a partire dal IX secolo regnarono nella regione che i Romani chiamavano Sarmatia, oltre il Limes orientale dell’Impero romano posto sul Danubio. Connesse in via parentale fra loro o con le dinastie regali nordiche e orientali, entrarono a far parte della Famiglia Reges Christianorum nata con l’Impero carolingio fondato da Carlo Magno (vedi articolo) mentre con l’avvento degli Imperatori del Reich (vedi articolo) i Principi di Russia si integrarono nel sistema politico europeo, vincolandosi alle tradizionali auctoritas cristiane e divenendo protagonisti dell’Europa Unita in epoca moderna, inserite nel consesso delle principali genealogie europee.
Le origini della dinastia che governò la Pianura Sarmatica dalla fine dell’VIII secolo d.C. sono avvolte dal mistero: il capostipite, Rjurik, era probabilmente obrodita la cui madre era figlia del mitico Gostomysl, il leggendario Princeps della federazione di Slavi, Finni e Varieghi che popolavano l’area intorno al Lago Il’men’, nella Russia settentrionale, sul cui estuario fondarono Velikij Novgorod. Saggio e coraggioso leader cui fu riconosciuta l’auctoritas fece un sogno in cui vide un grande albero prolifico sorgere dal grembo di sua figlia, andata in sposa al leader degli Obroditi del Meklemburgo.
Fuggito nella città fondata da sui nonno, divenne Dux nell’862 e si unì alla figlia del Knjez di Kiev, Oleg, il capo dei Variaghi che iniziarono la conquista delle città slave di Smolensk, Chernigov, Staraja Russia e dell’area d’origine dei grandi fiumi ucraini che sfociano nel Mar Nero (Dnepr, Dnestr, Don) e del Prip’jat, la depressione orientale da cui originano altri fiumi collegati al bacino idrografico del Mar Baltico: in quei luoghi, i vichinghi svedesi edificarono diversi empori collocati sulla cd. “Via dai Variaghi ai Greci”, che permise loro di sviluppare e controllare i traffici commerciali con l’Oriente. Fino al punto di attaccare Costantinopoli nel 907, ottenendo importanti privilegi sui dazi e le attività nella città imperiale.
Oleg protesse suo nipote Igor “detto il vecchio”, figlio di Rjurik, cui lasciò entrambi i titoli di Duca di Novgorod e di Kiev (912): da quel momento tutti i Principati dei Rus’ rimasero in mano ai discendenti di Igor fino al XVI secolo! Egli si unì a Santa Olga, la figlia di Oleg, che governò fino alla morte lasciando tutto a suo figlio Svjatoslav I, padre di Vladimiro I, il primo Princeps di Kiev (988) infeudato dal Basileius bizantino Basilio II dei Macedoni. Dopo averne sposato la sorella e accettata la conversione al Cristianesimo ed il titolo di Czar (Cesare) delle Russie: l’altra sorella Teofano si unì al figlio dell’Imperatore Ottone I (vedi articolo), il quale assunse il titolo di Kaiser (Cesare) del Reich ricomponendo così l’antico Impero romano!
Dalle sue molte moglie di diverse etnie (svedese, polacca, boema, bulgara, bizantina e sassone) ebbe diversi figli, che nominò Principi di Polotsk, di Volynia, di Rostov, di Chernigov e di Smolensk, nonché i Santi Gleb e Boris e altre figlie andate spose ai duchi di Polonia, di Boemia e d’Ungheria (vedi articolo): nacque quindi una potenza economica che si inseriva nel gioco della politica internazionale del tempo. E ancor di più col figlio Jaroslav I “detto il saggio”, il quale dopo aver lottato e vinto contro tutti i fratelli, si unì ad una degli Eirkidi della Casa dei Münso e sorellastra della capostipite degli Estrididi (vedi articolo). Dopodiché, consolidato il potere nelle proprie mani, diede ai suoi figli i vari Principati Rus’ e le sue figlie in moglie ai sovrani di Ungheria, di Norvegia e di Francia, dando continuità alla dinastia dei Capetingi (vedi articolo). Egli era letterato, istruito da maestri bizantini e serbi, e parlava greco e slavo ecclesiastico, e fece redigere il primo codice di diritto russo (“Russkaja Pravda”) sul modello del Codex giustinianeo, che sancì la successione al titolo di Zar di Kiev e Granduca di tutti i Rus’ (la confederazione che includeva Novgorod, Vladimir-Volynia, Rostov, Suzdal, Turov, Chernigov, Pereyaslavl e Pskov) anche per via orizzontale. Infine, sviluppò l’Arcivescovado di Kiev fondato dal padre nel 996.
Uno dei suoi figli, Vsevolod I, Principe di Perejaslav e Granduca di Kiev, si unì alla figlia di Costantino VII “detto monomaco” (l’ultimo della casata dei Macedoni), da cui il nome alla dinastia che governò fino all’avvento dei Jurevic. Uno dei figli avuti dalla principessa bizantina fondò l’omonima città di Vladimir, che divenne capitale della Russia e luogo d’incoronazione degli Zar fino a quando sopravvenne Mosca nel XV secolo: dalla sua discendenza derivarono i due rami principali dei Principi di Suzdal-Vladimir, da un’altra nobildonna bizantina, e dei Principi di Pereyaslavl e della antica Novgorod, dalla figlia dell’ultimo re inglese dei Wessex (vedi articolo), nonché nipote di una donna della Casa dei Münso e imparentata coi Estrididi.
Questo ramo della casata continuò la politica matrimoniale con le dinastie regnanti dei regni cristiani circostanti, fino alla sua estinzione nel XIV secolo quando la Galizia andò in eredità ai Jagelloni di Lituania. L’altro si originò da Giorgio I, fondatore di una città sul fiume Moscovia (1156) che divenne la capitale dei Rus’ dopo essere stata rasa al suolo dai Mongoli nel XIII secolo: da costui discesero tutti i Principi di Rostov fino al 1420 e i Principi di Vladimir, che infine dovettero sottomettersi al dominio del Khan dell’Orda d’Oro dei Tartari, dopo la morte in battaglia di San Juriy II (1238). Sebbene mantennero il diritto di riscossione dei tributi da tutti i Rus’ e il controllo del Patriarcato Metropolita di Kiev.
Da questo ramo discesero ancora i Principi di Tver, che condivisero il Granducato di Vladimir fino all’estinzione avvenuta nel 1505, insieme al ramo principale che discese da Santo Alessandro I “Nevskji”: l’eroe nazionale che fermò ogni tentativo svedese di penetrare la Russia sconfiggendoli nella Battaglia della Neva (1240) e respinse oltre il confine con l’Estonia i Cavalieri Teutonici. Suo figlio Daniele fu il primo Principe di Mosca e il figlio Ivan “kalita” ottenne dai Tartari il trasferimento dei diritti di Vladimir (1328) e diede vita alla dinastia Ivanovic, che governò il Granducato di Moscovia e tutti gli altri Principi sottomessi al Khanato fino alla definitiva indipendenza ottenuta da Dimitri I Donskoi con la vittoria nella mitica Battaglia di Kulikovo (1328).
Da quel momento, grazie anche all’alleanza col Patriarcato di Mosca (subentrato a quello di Kiev alla guida della Chiesa ortodossa russa), lo stato moscovita divenne la potenza militare egemone sui Rus’, annesse Tver Novgorod e Pskov e si proclamò infine Principe di tutte le Russie nel 1480 con Ivan III “detto il grande”. Costui allargò ulteriormente lo spazio russo fino a Kazàn (capitale dei Bulgari del Volga e sede di un cremlino che custodiva l’icona della Vergine protettrice della Russia) e fino al porto di Astrakhan sul Mar Caspio, che apriva ai commerci verso il cuore dell’Asia. Quindi si oppose al potere dei Bojari (gli aristocratici membri della Duma), invitando in città i mercanti e i banchieri occidentali, appoggiato dalla “nobiltà di servizio” che ottenne il diritto feudale ereditario. Quindi, promulgò il Codice di diritto russo, dove istituì la “servitù della gleba” dei contadini, e approfittando della caduta di Costantinopoli, si elevò a erede dell’Impero bizantino e dichiarando Mosca “terza Roma” e sede anche del potere spirituale sull’intera Chiesa ortodossa, in virtù del matrimonio con l’ultima dei Paleologo.
Fu suo nipote Ivan IV “detto il terribile” a trasformare l’antico Granducato di Mosca in regno cristiano (Zarato), che entrò a pieno titolo nella Res Publica Christiana retta dall’Imperatore Carlo V dei Asburgo (vedi articolo), così che la Russia divenne parte della storia dell’Europa Unita e del fronte di difesa comune dal pericolo islamico. Egli allargò ulteriormente la Moscovia fino alla Siberia, alla Bielorussia e all’Ucraina, tentando di conquistare anche l’immenso regno di Polonia-Lituania e di respingere i Turchi oltre il Danubio. Accentrò il potere nelle proprie mani, avviando un lungo periodo di terrore (“Opricnina”) contro i Bojari che infine si rivelò funesto, perché oltre a fargli perdere il senno al punto di uccidere il figlio primogenito, lo rese un folle infervorato del Cristianesimo, costretto a lasciare il trono l’unico figlio sopravvissuto Fedor I. Che i nobili ritenevano un ritardato mentale, per cui lo destituirono (1598) col cognato Boris Godunov, l’inizio di un periodo di grande confusione politica (“dei torbidi”).
Infatti, estintasi la dinastia dei Rjurikidi, seguirono diversi sovrani illegittimi (fra cui due “falsi Dimitri”, che si spacciavano per il figlio minore di Ivan IV, misteriosamente scomparso, e Basilio IV l’ultimo dei Principi di Suzdal), finché Sigismondo III dei Vasa ex-Re di Svezia (destituito perché cattolico) ed eletto alla Corona di Polonia-Lituania invase il paese e si fece incoronare Zar nel 1609. Una concentrazione di potere enorme che non piacque alla piccola nobiltà e all’esercito russi, fedeli ai tradizionali sovrani, che trovarono in Michele I dei Romanov il nuovo Zar (1613) capace di condurre la guerra vittoriosa contro la Svezia e la Polonia. Figlio del Patriarca di Mosca, Filarete, e nipote della prima moglie di Ivan IV, era membro dalla famiglia bojara dei Koshkin discendente da tale Glanda Kambila, un cavaliere prussiano migrato in Russia nel XIII secolo.
Coi Romanov sul trono, la Russia divenne una potenza dirompente e incombente in Europa orientale, spesso in conflitto coi vicini Polacchi e Svedesi per il controllo dei traffici marittimi nel Mar Baltico. Tanto che Pietro I “detto il grande” fondò la nuova capitale San Pietroburgo sulla foce della Neva, da cui circa mille anni prima i Varieghi avevano iniziato la colonizzazione dei grandi laghi del nord e fondato Novgorod. Il nuovo Zar divenne apprezzato dagli altri sovrani europei perché trasformò la Russia in un regno “illuminato”, ispirato ai costumi occidentali e al giurisdizionalismo, pose termine allo Zarato ereditario dell’antica tradizione romano-bizantina e impose una nuova monetazione col Rublo. Divenuto Imperatore “assoluto”, si liberò della prima moglie e si unì a Caterina I, lituana di povere origini che lo sostituì alla morte e gli diede una numerosa prole di neonati premorti al padre…, al punto che il trono passò a Pietro II, figlio della prima moglie, e da questi ad Anna, figlia di suo fratello Ivan V.
Con l’estinzione dei Romanov, il trono della Russia finì per un anno (1740) a Ivan VI dei Guelfi-Brunswick, deposto con un colpo di stato di Elisabetta, unica figlia sopravvissuta di Pietro I. A lei si deve il riconoscimento della Russia nel consesso della politica internazionale del tempo, grazie alla pace definitiva con la Svezia e alla alleanza strategica con la Gran Bretagna e il Reich dei Asburgo (vedi articolo), sancita per contenere le ambizioni della Prussia e per indebolire sempre più la Polonia, in cambio dell’impegno della Russia a contenere l’Impero turco oltre l’antico Limes del Danubio e del Mar Nero.
Non avendo avuto figli, nonostante i suoi numerosi amori ufficiali, la Zarina cedette lo scettro a Pietro III il quale, sebbene fosse suo nipote diretto, era in linea maschile un membro della casata rivale dei Holstein-Gottorp sovrani di Svezia. Infatti durò solo pochi mesi e venne sostituito dalla moglie Caterina II “detta la grande” dei Anhalt-Zebst (vedi articolo): che regnò per trentacinque anni, insieme ai suoi tanti amanti fra cui il Principe Poniatowksi che pose alla Corona di Polonia-Lituania per decenni, fino alla definitiva scomparsa dell’antico regno diviso con la Prussia e l’Impero asburgico. Supportata dall’esercito, dalla famiglia Orlov e dai Bojari, trasformò la Russia in una potenza globale capace di ampliare notevolmente i suoi confini orientali e meridionali, a discapito dei perenni nemici Turchi cui tolse definitivamente la Crimea e il controllo del passaggio navale dello Stretto sul Bosforo. Quindi, passò il trono al figlio Paolo, che però era un despota criminale poco amato e fu soppresso dalla Guardia imperiale, che al suo posto pose il primogenito Alessandro I, il vincitore di Napoleone I e grande protagonista del Congresso di Vienna che restaurò l’ancien regime in tutta l’Europa garantendo un “lungo secolo” di pace e di sviluppo (vedi articolo).
Scomparso in modo misterioso nel 1825, fu sostituito dal fratello Nicola I, il quale si impose come un sanguinario autocrate con l’appoggio dell’esercito contro i ribelli nobili e i moti libertari e nazionalisti emersi in tutta Europa in quell’epoca, che soppresse senza pietà anche in Polonia e in Ungheria in nome della Santa Alleanza. Ma perduta la Guerra di Crimea si suicidò, succeduto dal figlio Alessandro II, il quale attuò una svolta modernista che portò all’eliminazione delle servitù della gleba e alla creazione di villaggi ed assemblee elettive nelle principali città, per calmare la rivolta popolare fomentata dagli anarchici di Bakunin. I quali infine lo uccisero in un attentato (1881), appena prima che potesse concedere una costituzione riformista… Cosicché il figlio Alessandro III tornò al regime autocratico divino e creò i Pogrom per incarcerare gli avversari politici, quindi procedette con la “russificazione” di Finlandia, Polonia e dei paesi baltici, sottoscrivendo un patto di amicizia con la Francia repubblicana che tornerà utile nella Prima Guerra Mondiale.
Conflitto che segnerà la fine della dinastia imperiale russa capeggiata da Nicola II, che dopo aver perso la guerra col Giappone (1905) reagì violentemente alla protesta popolare, scatenando la rivolta del movimento rivoluzionario dei Soviet che condusse alla destituzione dello Zar e dell’antico regime autocratico divino cristiano ortodosso erede della tradizione romano-bizantina e dello stato moderno europeo, in nome del comunismo e della democrazia (1917).
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STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI
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