A partire dal X secolo, la storia dell’integrazione europea è correlata alle genealogie europee che hanno retto il potere nei regni e feudi sorti dopo la caduta dell’Impero romano in Pars Occidens (476 d.C.). L’ordine universale incentrato sul Basileius Romaioi di Costantinopoli incluse le dinastie regali germaniche che tenevano l’Impero cristiano, che per la sua valenza “divina” divenne il Reich: Ottoni, Salici e Staufer determinarono la storia d’Europa per oltre tre secoli, allargandone i confini a Est ed a Sud e ponendolo al centro della politica internazionale del tempo, ricordati come gli Imperatori del Reich.
Gli Ottoni erano originari della Sassonia, dove possedevano vasti territori lungo il corso del Weser e di cui divennero duchi con Ottone “detto l’illustre”, figlio di una donna della casa dei Billung e nipote diretta di Pipino I Re d’Italia: egli si legò in fedeltà all’Imperatore Arnolfo ed in seguito al figlio Ludovico IV “detto il fanciullo”, l’ultimo re dei Carolingi di Germania, divenendo pertanto il predestinato ad ereditarne la corona. Ma rinunciò non sentendosi degno, lasciandola a Corrado Duca di Franconia, il quale morente sul campo di battaglia contro i Magiari restituì il favore indicandone il figlio Enrico quale suo successore (919).
Ma questa scelta non era condivisa dai Duchi di Svevia e da Arnolfo I Duca di Baviera (dal quale discendono le casate dei Wittelsbach, dei Babenberg e di Andechs), che attuarono una rivolta repressa dal sassone ma poi lo affiancarono nel conflitto ai Magiari per respingerli oltre l’Oder e il Danubio. Così, Enrico “detto l’uccellatore” (per la sua passione per la caccia) poté consolidare il Regnum Germanorum attorno alla sua figura carismatica e combattiva, per poi avviare la prassi dell’ereditarietà del trono al figlio Ottone I.
Il quale continuò l’impegno paterno della lotta agli Ungari, infine sconfiggendoli a Lechfeld (955) e relegandoli nella Pianura Pannonica, che divenne il loro regno sotto la dinastia dei Arpad. Inoltre, continuò la politica accentratrice dei poteri regali, in conflitto con gli altri duchi germanici, che infine soppiantò in favore del fratello Enrico (elevato a Duca di Baviera), del figlio Liudolfo (nuovo Duca di Svevia) e di sé stesso (reggente in Franconia) mentre cedeva a Ermanno dei Billung il Ducato di Sassonia (960).
Ottone intanto aveva strappato il Regnum Italiae (di cui deteneva il diritto dinastico) a Berengario II degli Unrochidi e aveva sposato Adelaide dei Welfen (vedova dell’ultimo Re carolingio d’Italia), presentandosi così come il pretendente al titolo imperiale, che infine il Papa gli accordò nel 962: tutti i regni nati dall’Impero carolingio (Germania, Francia, Lotaringia, Italia e Borgogna-Arles) tornarono sotto l’auctoritas imperatoris dei Ottoni, che imposero il giuramento di fedeltà al nuovo Pontefice eletto e la “nomina” a poteri comitali dei Vescovi nelle sedi dove mancava il Conte.
Il nuovo imperatore diede una svolta alla storia dell’integrazione europea, nel segno del diritto romano e della tradizione delle radici e origini comuni degli Europei: da un lato, recuperò la riforma culturale di Carlo I “detto il magno” nota come “rinascita carolingia”, restaurandone la visione sacrale e divina dell’Imperium; dall’altra, sancì l’alleanza con gli imperatori bizantini Macedoni, attraverso l’unione matrimoniale, con lo scopo di ricomporre l’antico Impero romano. Portando in dote il Thema di Puglia-Calabria, l’Imperatrice Teofano ebbe l’occasione di riunificare l’Italia ma la morte del marito Ottone II, dopo la sconfitta subita dai Saraceni in Calabria, e del figlio Ottone III, molto probabilmente per mano delle famiglia papaline con la collaborazione dei baroni longobardi e bizantini d’Italia, rese tutto inutile.
Il disegno di Monarchia universale cristiana di Ottone III voleva la restaurazione delle antiche magistrature romane e delle Diocesi imperiali. A ciò cooperarono i Papi da lui scelti (Gregorio V, un suo pro-cugino, e Silvestro II, il suo mentore), San Bruno martire evangelizzatore dei Polacchi e San Adalberto martire evangelizzatore della Prussia.
Alla sua morte gli successe l’ultimo maschio vivente degli Ottoni, San Enrico II Duca di Baviera e di Sassonia, sceso in Italia per sconfiggere Re Arduino e farsi consacrare imperatore. Con lui l’impero acquisì il carattere “divino” (Sacer Romanum Imperium) e recuperò la missio evangelica dell’antico Impero cristiano, divenendo nuovo fulcro dell’Europa cristiana e multietnica: così gli Slavi ottennero un ducato (Polonia) alla dinastia dei Piast e così i Boemi (ai Premysl), mentre i Magiari ricevettero addirittura un regno (con Stefano I sposato alla sorella dell’Imperatore); anche i Dani si convertirono al Cristianesimo con Harold “detto bluetooth” (dei Skjoldung) e gli Svedesi con Olav “detto skottkonung” (della Casa di Munso-Erikidi); ai Capetingi fu riconosciuto il titolo regale di Francia mentre la Casa delle Ardenne fu infeudata della Lotaringia, la Casa d’Olanda dell’omonima contea e del Ducato di Frisia; i Savoia ottennero l’omonima contea e gli Aleramici la Marca del Monferrato.
Dopodiché il titolo imperiale passò ai Salici: una dinastia originaria della Renania, cadetta della casa di Vintzgau cui apparteneva la moglie di Carlo “detto il magno” (matriarca di tutte le dinastie feudali carolingie), nata da Eberardo di Niedergau, zio di Corrado I Re di Germania (leggi sopra) e tenutario di vasti possedimenti fra Spira e Worms. Egli era l’ultimo figlio di Corrado di Franconia, vassallo dei Carolingi, a sua volta figlio di tale Gebhard di Lahngau che aveva sposato una donna dei Vermandois, fratello di Gebeardo Duca di Lorena dal quale discesero le dinastie dei Wetterau e degli Ermanni, che si alternarono a Duchi di Svevia.
Fu Enrico “detto il rosso” a dare vita alla nuova dinastia imperiale, sposando la figlia di Ottone I “detto il grande”: il suo pronipote Corrado II salì al trono per volontà dell’Imperatrice Santa Cunegonda (vedova di Enrico II e figlia di Sigfrido, Conte di Lussemburgo della Casa di Ardenne), quando i suoi zii e cugini erano gli Arcivescovi di Strasburgo, Ratisbona, Wurzburg e suo zio Bruno fu eletto Papa (Gregorio V). Egli strappò il Regno di Borgogna ai Welfen (ormai in via di estinzione), annettendolo al Reich e proseguì la politica degli Ottoni sulle nomine vescovili, concedendo infine l’ereditarietà ai feudatari minori (“Constitutio de Feudi”, 1037) e associando al trono il figlio avuto da una parente dei Wetterau.
Costui, Enrico III “detto il nero” impresse ulteriormente un senso di sacralità al Reich, sia occupandosi direttamente delle lotte interne alla Nobiltà Nera romana, iniziando a nominare Papi germanici, sia includendo definitivamente la Polonia, la Boemia e l’Ungheria nella sfera dell’Ecclesia Christiana cattolica (durante il suo regno, infatti, si consumò la rottura con gli ortodossi nel cd. “Scisma d’Oriente”, 1054). Quindi passò il potere al figlio Enrico IV, sotto la tutela della madre Agnese dei Poitou, la quale però non fu in grado di sopportare la pressione dei grandi feudatari tedeschi e delle famiglie papaline romane, che con Papa Gregorio VII diedero vita alla rivolta “guelfa” che mirava a stabilire il primato della Chiesa sugli Europei (“Dictatus Papae”, 1057).
Il nuovo imperatore non volle accettare i diktat papali e diede inizio alla “lotta per le investiture”, con cui rivendicava il diritto di infeudare i Vescovi tedeschi dei poteri civili e comitali: lo scontro fu totale, con la scomunica del sovrano e la successiva deposizione del Papa alla Dieta imperiale di Worms; col famoso “pentimento di Canossa” dove l’imperatore si inginocchiò davanti al Pontefice e alla Contessa Matilde (l’ultima dei Bonifaci della Tuscia), egli creò le condizioni per tornare in Italia e costringere Gregorio VII a rifugiarsi a Castel Sant’Angelo e a trovare riparo (e la morte) presso i Normanni di Sicilia; nel frattempo, la guerra civile scatenata in Germania dai Welfen (leader dei feudatari “guelfi”) agli imperatori del Reich aveva portato addirittura all’elezione di un anti-Re (Rodolfo di Rheinfelden), costringendo Enrico ad elevare suo figlio Corrado a co-imperatore, per poi destituirlo in favore dell’altro figlio Enrico V.
Fu lui a porre termine alla contesa con la Chiesa di Roma (che intanto aveva dato avvio alle Crociate e alla riforma “cluniacense”) col Concordato di Worms (1122) sottoscritto da Papa Callisto II: questi era membro della dinastia dei Anscarici (che aveva ottenuto la Contea di Borgogna da Enrico III), i suoi fratelli erano “crociati” (Raymond divenne capostipite delle dinastia regale di Castiglia-y-Leòn) e le sue sorelle sposate ai feudatari di Fiandre, Brabante, Savoia, Monferrato, Bar e del Ducato di Borgogna.
Alla morte senza eredi dell’ultimo dei Salici (la sua ex-moglie, Matilde figlia del Re di Inghilterra, si sposò in seconde nozze con Goffredo V “detto il bello” d’Anjou e mise al mondo Enrico II, capostipite dei Plantageneti…), il titolo di imperatori del Reich sarebbe dovuto passare a Federico I Duca di Svevia, dei Hohestaufen, che era stato fedele vassallo di Enrico IV e ne aveva sposato la figlia, governando la Germania in modo eccelso e sconfiggendo l’anti-Re Rodolfo in assenza dell’imperatore. Ma il partito guelfo impose Lotario di Supplinburg, elevato a Duca di Sassonia da Enrico V: imparentato in via femminile coi Billung, la cui ultima discendente aveva sposato Enrico IX dei Guelfi, assegnò loro la Sassonia alla sua morte e infeudò i Wettin del Margraviato di Lusazia e gli Ascani nel Nordmark.
Così prese piede la contesa dei “guelfi e ghibellini”: i primi riunivano attorno alla casata dei Guelfi, la Chiesa Romana e i piccoli feudatari; gli altri tenevano per gli Hohestaufen, fra cui i grandi feudatari e latifondisti di Germania. La Dieta imperiale elesse allora Corrado III contro il Duca di Sassonia, il quale non accettò, avendo sposato la figlia di Lotario ed avendo ricevuto anche il Ducato di Baviera. Pertanto suo figlio Enrico XII “detto il leone” non diede tregua al nuovo imperatore Federico I “detto il barbarossa”, il quale punì il rivale per fellonia destituendolo da tutti i feudi (1180) che assegnò alle dinastie fedeli degli Ascani (Sassonia) e dei Wittelsbach (Baviera).
Il progetto del sovrano Svevo era di restaurare l’antico Imperium Romanorum attraverso il recupero dell’antico diritto romano, in particolare usando il brocardo Dominum Mundi tratto dal Codex giustinianeo e rielaborato dai dotti docenti dell’Universitas di Bologna. Cui ricorsero anche i Papi per redigere il Diritto Comune con cui intendevano opporsi alle mire universalistiche degli Hohenstaufen: i quali perpetuarono il piano anche dopo la morte del “barbarossa” e dei suoi figli (Filippo venne addirittura assassinato!), attraverso Enrico VI che aveva fatto sposare all’ultima erede del Regno di Sicilia, Costanza madre di Federico II. Lo scontro divenne totale e coinvolse l’intera regalità europea nella “battaglia delle nazioni”, vinta dalla Francia alleata agli Hohenstaufen contro l’Inghilterra e gli imperiali: una sconfitta che costò l’onore e il titolo all’Imperatore Ottone IV (e tutti i feudi francesi al re inglese).
Morto lo “stupor mundi”, la battaglia fu continuata dai figli Corrado IV e Manfredi e, infine, dal nipote Corradino Re di Germania, che venne sconfitto e barbaramente giustiziato dal nuovo Re di Napoli, Carlo I dei Angioini: chiamato in aiuto dal Papa, era il fratello del Re di Francia Luigi IX (erano entrambi sposati alle ultime discendenti dei Carolingi di Provenza) nonché nipote di quel Filippo II Augusto che aveva vinto a Bouvines sancendo l’indipendenza politica della Francia dalle auctoritas universalis cristiane e la fine del sistema politico universalistico! Da quel momento iniziava il tentativo egemonico della Francia sull’Europa, che accompagnò la disintegrazione della Chiesa Romana.
Seguì un lungo periodo di vacatio imperatoris (Interregnum, 1257-1273) terminato con l’elezione di Rodolfo I degli Asburgo: fu l’inizio di una nuova epoca della storia dell’integrazione europea, uscita dall’epopea dei Carolingi e delle dinastie degli imperatori del Reich collegate, mentre la linea di “sangue blu” nata dai Wessex continuava su altri rivoli.
Il Sacro Romano Impero è il cuore della storia dell’integrazione europea, secondo P.H. Wilson docente di storia ad Oxford, che ne ha restituito in modo così organico l’esperienza millenaria, decisiva ed esemplare a partire dalla celebre incoronazione di Carlo Magno, ripercorrendo le vicende degli imperatori del Reich, dei papi, delle genealogie europee, osservando anche l’evoluzione delle istituzioni, delle strutture feudali, delle identità locali, delle articolazioni del potere militare, religioso e giudiziario, del complesso sistema di simboli e leggende che circondavano la figura dell’imperatore corredato di dettagli, dati, mappe e genealogie indispensabili per non perdersi in un universo tanto vasto: un lavoro che ho riprodotto nel mio saggio.
Tutto l’argomento delle “dinastie divine” e delle discendenze è trattato in modo più approfondito nella Parte IV del Libro. Per farsi un’idea più completa degli schemi genealogici e dei rapporti fra le casate e i regni/paesi europei vi invito a visionare le Appendici: un supporto utile a capire la storia dell’integrazione europei e le origini e radici dei popoli e degli Europei. Potrete aiutarvi anche consultando le Cartine storiche originali De Agostini allegate al fondo del libro. Approfondire l’argomento e l’intera materia consultando il Catalogo.
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Degli Imperatori del Reich si parla anche nel mio libro
STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI
Ottimo !!! Grazie