La storia dell’integrazione europea è legata alle “famiglie papaline” che dal I secolo d.C. regnarono in Ecclesia Christiana e guidarono l’Impero cristiano in Pars Occidens, in collaborazione con le genealogie europee appartenenti alla Famiglia Reges Christianorum che si affermarono con l’Impero carolingio fondato da Carlo Magno e continuarono con gli Imperatori del Reich. Esse rappresentarono per secoli l’auctoritas spirituale cristiana e furono protagoniste della storia dell’Europa Unita fino all’età moderna.
Per comprendere bene la storia dei Papi, bisogna affrontare le vicende della Chiesa cristiana, e romana in particolare, secondo i periodi distinti sul piano teologico e rispetto ai fatti riguardanti la Storia dell’Europa Unita. Cominciando dal Magistero di Gesù “detto il Cristo” in Palestina, che fondò l’assemblea dei credenti nello Spirito Santo e insegnò il “Credo” e la preghiera del “Padre Nostro” agli Apostolus e ai Discepoli che lo seguivano e furono i suoi primi proseliti. Così San Pietro (Simone di Betsaida in Galilea), scelto da Gesù quale «…pietra per edificare la mia chiesa, a te darò le chiavi del Regno dei Cieli» e partito per evangelizzare la Palestina, l’Asia Minore (fu il primo Vescovo di Antiochia) e quindi Roma, la capitale dell’impero appena fondato da Augusto, dove leggenda vuole sia stato martirizzato nel luogo in cui sorge la Basilica a lui dedicata, fondando così la Chiesa di Gesù di cui è considerato il primo Papa.
Gli altri Apostoli si sparpagliarono nell’Imperium o andarono oltre, in Partia, in India, in Arabia o fra gli Sciti: come fu per suo fratello Sant’Andrea, che oggi è considerato il patrono della Chiesa ortodossa; mentre Marco “l’evangelista” divenne primo Vescovo di Alessandria d’Egitto (chiesa che ebbe importanza decisiva nella costituzione della teologia cristiana) e poi Patrono della Repubblica di Venezia; oppure Giacomo “detto il maggiore” (anch’egli nato a Betsaida) andato a predicare in Spagna, tornò in Giudea dove venne ucciso per la fede (fu il primo apostolo martire), ma le sue spoglie finirono in Galizia, riscoperte secoli dopo nel sito della Basilica a lui dedicata a Compostela; anche Giovanni suo fratello divenne evangelista e scrisse l’Apocalisse, mentre era in carcere a Efeso a causa della sua fede; infine, solo Giacomo “detto il minore” (probabilmente un cugino di Gesù) restò a Gerusalemme, ove venne eletto primo Vescovo gerosolimitano e martirizzato per questo (suo figlio Simone lo sostituì e rimase in carica dopo la Diaspora del 70 d.C., da molti è considerato il capostipite dei Kyriakon).
Anche se non esistono dati storici certi sui Vescovi di Roma del I secolo d.C., si stabilì che Pietro era il Capo della Chiesa di Cristo in Terra (Charitas) e i suoi successori eletti sarebbero stati i “Papam” della Ecclesia Christianorum universale. Motivo per cui nel tempo gli venne accostato San Paolo, detto “apostolo delle gentes”, un ebreo civus et miles romanorum convertitosi “sulla via di Damasco” e fondatore delle comunità cristiane di Filippi, di Tessalonica, di Corinto e di Cipro, infine condannato e giustiziato a Roma (sotto Nerone), seppellito nel sito della Basilica dedicatagli. A Pietro, nella lista dei Papi (“Liber Pontificalis”) segue San Lino, un membro della famiglia regale britannica dei Bruti nonché parente diretto di Gesù (approfondisci nella Parte IV del Libro“), quindi il greco San Cleto e poi San Clemente I, forse appartenente alla Gens Flavia e seppellito nella Basilica a lui dedicata in Laterano.
Dal II secolo le comunità cristiane emersero ovunque nell’Impero romano, guidate dai vescovi e altri funzionati stabiliti da Clemente I (Pontifex, Sacerdos, Levita), in preghiera e in carità seguendo la missio apostolica affidata agli Episcopoi che divennero figure centrali nella società romana imperiale, nonché eredi degli Apostoli! Per tale ragione, alle città da questi evangelizzate si aggiunsero altri importanti centri cristiani (Siviglia, Lione, Vienne, Tours, Milano, Napoli, Cartagine, Nicea, Cesarea), i cui vescovi erano “legati” al Papa per la potestas affidata direttamente da Gesù a Pietro: per cui la suprema auctoritas spiritualis del Vescovo di Roma non fu mai in discussione, specie dopo il Concilio di Sardica (343).
Quelle prima comunità erano costituite da Ebrei convertiti (solitamente benestanti, tanto da ospitare in casa le riunioni dei fedeli), immigrati, schiavi, liberti ed abitanti dell’Impero “non cittadini”: un mix populi su cui l’Evangelo attecchì facilmente. Infatti, Papa Evaristo era un ebreo di Betlemme fuggito a Roma, mentre erano romani o greci i suoi successori tranne Sant’Aniceto, un siriaco di Emesa, famoso per aver dibattuto sulla data della Pasqua col Vescovo di Smirne ed essere stato discepolo di San Giovanni evangelista. Egli è considerato il primo Papa “monarchico” in quanto prima la comunità cristiana di Roma (fondata nel 40 d.C. dagli Ebrei) era retta dall’assemblea degli anziani, rappresentanti delle 25 chiese a cui l’imperatore Costantino riconobbe il titolo di Cardinales quando sancì il Cristianesimo religio licita: quello fu il nucleo di “famiglie papaline” che avrebbero eletto il Vescovo di Roma per secoli, cui appartenevano antiche gens romane, homini novii di origine equestre e ricchi stranieri cosmopoliti.
La “ricchezza” della Chiesa di Roma aumentò con l’ingresso dei primi Patrizi, che potevano elargire donazioni alle altre comunità e trattare direttamente con gli imperatori romani, soprattutto durante le dure persecuzioni che privavano la Charitas dei beni e delle proprietà donate dai fedeli. Perciò, i primi Cristiani consideravano Roma quale la “Babilonia apocalittica”, sebbene la sua vocazione universalistica (Catholica) fosse già chiara a tutti, dentro e fuori l’Imperium. Nonostante le continue diatribe teologiche con le altre grandi chiese apostoliche, Roma rimaneva la sede dell’unità conciliare di tutta l’Ecclesia Christiana, specialmente a partire da Papa Giulio I della Gens Julia. Contestualmente, crebbe anche l’odio di Ebrei, pagani e Romani, al punto da scatenare la lunga guerra civile del III secolo d.C. che si risolse con l’atto conciliatorio di Costantino I: dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70, era seguita quella delle grandi comunità orientali ad opera dei Tetrarchi, mentre le altre chiese d’Europa vennero chiuse ad eccezione di quelle italiane (Milano, Pavia, Aquileia, Verona, Ravenna, Bologna, Bari, Napoli, Capua, Benevento, Palermo, Siracusa, Firenze, Siena, Pisa).
Fu così che Roma divenne il fulcro dell’Ecclesia Christiana (capitale dell’Impero ormai era Costantinopoli) sotto Papa Damaso I, un romano che ne riformò l’organizzazione e la forma in senso verticistico e settario: sancì la distinzione fra “clericos” (la casta di cui erano parte le famiglie patrizie romane sopravvissute alla guerra civile e alle persecuzioni) e “laicos“ per legge; depose quei vescovi propensi all’Arianesimo, sostituendoli con altri fedeli quali Sant’Ambrogio a Milano (appartenente alla Gens Aurelia); commissionò la traduzione in latino della Bibbia redatta nella versione dei “70 di Alessandria” (Vulgata di San Girolamo); emise il “Credo Niceno”, divenuto quello ufficiale dell’Impero per editto di Teodosio I, che ancora oggi è il credo della Chiesa cattolica e di quella anglicana.
Da quel momento il Papa assurse a leader del mondo occidentale, latino, spirituale, tenutario di benefici e privilegi imperiali senza eguali, gestore di immense proprietà fondiarie/immobiliare in Pars Occidens, frutto di donazioni di fedeli o di sovvenzioni pubbliche (prime fra tutte le Basiliche romane e di Gerusalemme fatte erigere da Costantino I), tutore della ricchezza comune delle famiglie papaline/senatorie, fra cui emersero i Conti di Tuscolo, la Gens Anicia, i PierLeoni, i Segni, i Savelli, gli Orsini, i Graziani, i Caetani, i Piccolomini, i Boccasini, i Borghese, i Fieschi di Genova o i Massimo di Napoli, etc. Insieme costituirono la cd. “nobiltà nera”, che tenne le redini della Chiesa cattolica per secoli, gestendo l’Adelskirsche basso medievale, incoronando le genealogie regali cristiane barbariche, lottando contro gli imperatori bizantini sulla iconoclastia e contro quelli germanici per l’investitura dei vescovi e la suprema auctoritas nell’Europa Unita cristiana.
Esponenti famosi di quelle famiglie nella storia dei Papi furono: San Leone I, che asseriva di essere sempre al cospetto dell’Apostolo Pietro quando emanava una decretale, obbligando così l’Augustus in Pars Occidens a riconoscergli la giurisdizione su tutte le sue Diocesi in qualità di garante della dottrina, che egli stesso codificò nella Duplex natura Christi adottata in toto dal Concilio di Calcedonia del 451, quand’era ormai ricolmo di gloria per aver dissuaso Attila dalla conquista di Roma, di cui invece concesse il saccheggio ai Vandali in quanto sostenne che la Caput Mundi pagana era già risorta Orbis aeterna in spiritualis perché fondata sul sangue dei martiri; Felice III, primo Papa non legittimato dall’Imperator (ormai decaduto), fu impegnato nella diatriba teologica del “monofisismo” contro Costantinopoli, così da accendere il conflitto fra le auctoritas cristiane che segnò per secoli la storia dell’integrazione europea e della stessa Chiesa; fu nonno di Papa Agapito e avo di San Gregorio I: il primo intimò a Giustiniano I di inginocchiarsi al suo cospetto e lo costrinse ad accettare la nomina di un Patriarca di Costantinopoli fedele alla dottrina cattolica, l’altro fu il vero creatore della Chiesa romana, avversa al Vicarius Dei in Terris bizantino e alle eresie orientale, spingendola verso le nuove gentes germaniche e difendendola dall’assalto dei Longobardi. Era un ricco monaco nel monastero di famiglia fondato sul Celio (che costituì il primo nucleo del Patrimonium Petri insieme alle altre proprietà della Gens Anicia in Sicilia), abile politico e diplomatico e degno rappresentante della tradizionale fede popolare occidentale, la cui opera fu realista, concreta e virtuosa, ispirata a San Benedetto e alla carità della “chiesa delle origini”, inviò vescovi e monaci romani in ogni angolo d’Europa (in particolare in Inghilterra per riportata al credo cattolico), praticò una minuziosa contabilità e l’edificazione di chiese e monasteri spesso pagati di sua tasca. Dichiaratosi servus servorum Dei, combatté contro la corruzione fra i chierici e riuscì a convertire la regina Teodolinda, infine compose i “canti gregoriani”; San Gregorio II, artefice della controversia col Basileus sulla iconoclastia, avversò sia l’Esarca d’Italia che Liutprando, il Re dei Longobardi, convincendolo a fare la “donazione di Sutri” (728) al Ducato di Roma-Tuscolo controllato dalle famiglie papaline.
Questa alleanza innaturale contro Costantinopoli non piacque al Basileus che reagì, confiscando tutti i beni ecclesiastici nei Θέματος di Sicilia, di Calabria e di Puglia e abbandonando Roma al suo destino: in quel momento la classe clericale papalina era costituita da numerosi vescovi di provenienza orientale, di lingua greca e scuola siriaca, che volsero senza indugi un appello alla nuova potenza militare europea, i Franchi. Fu l’ultimo di costoro che incaricò Pipino “detto il breve” dei Carolingi a destituire i reggenti (appellati Reges Inutilis da Papa Zaccaria I nel 751), per essere consacrato insieme ai figli con l’unzione regale, promettendo in cambio di consegnare alla Chiesa tutti i territori dell’Esarcato di Ravenna sottratti ai Longobardi. Fu un atto legittimo (“promisio carisiaca”) ma giustificato da un documento falso (“donatio costantini”), col quale i Vescovi di Roma affermavano di essere stati nominati Augusti in Pars Occidens da Costantino I. L’effetto di questa svolta fu però decisivo per la storia dell’integrazione europea! Infatti, fu l’atto della fondazione del Patrimonio di San Pietro, cui il sovrano franco aveva ceduto le terre bizantine…che in seguito divenne lo Stato della Chiesa che divise l’Italia in due fino al XIX secolo! Inoltre, i Franchi furono elevati a Imperatori Cristiani d’Occidente (incoronazione e unzione di Carlo I in San Pietro nell’800) all’insaputa del Basilues (formalmente a pieno titolo Imperatore dei Romani), creando un dissidio politico-giuridico risoltosi anni dopo. Da allora il mondo cristiano rimase diviso in due parti, una cattolica sotto l’autorità spirituale dei Papi di Roma, l’altra ortodossa a Costantinopoli, lungo la linea dei fiumi Danubio e Sava!
Questa epoca travagliata della storia dei Papi fu gestita da pontefici appartenenti alle solite famiglie papaline tornati al potere in modo irriverente sia verso i Basileus che coi nuovi imperatori occidentali, i quali infine decisero di ignorarli ed auto-incoronarsi ad Aquisgrana. Finché Ottone I, approfittando dell’indegna situazione creatasi a Roma, intervenne a imporre nuovamente il giuramento di fedeltà del Pontefice (Privilegium Othonis, 963) alla figura di Rex Sacer, Caesar in Pars Occidens dell’antico Impero romano, cristiano e divino (Reich). Ma Benedetto VI, un papa tedesco nominato dal Kaiser, fu incarcerato e strangolato a Castel Sant’Angelo, scatenando l’orrore e l’ira degli stessi Romani, stufi delle continue faide sanguinarie fra le dinastie papaline dei Crescenzi e dei Tolomei (cadetti dei Tuscolo). Ma gli scandali continuarono e si giunse persino all’avvelenamento dell’imperatore Ottone III, mentre attendeva la promessa moglie Zoe da Costantinopoli per sancire l’unione delle dinastie dei Ottoni e dei Macedoni e l’eredità della suprema potestas in temporalibus sull’intera Ecclesia Christiana riunita.
La storia dei Papi è ricca di aneddoti con omicidi e guerre di potere fino al 1073, quando sul soglio pontificio salì tale Ildebrando da Soana dei Aldebrandeschi noto come Gregorio VII. Prima di lui, la Chiesa era stata riedificata da Leone IX, un monaco di Cluny (congregazione libera dal potere di re e feudatari e referente solo al Papa) e appartenente a una famiglia aristocratica legata agli Eticonidi e agli imperatori tedeschi, che eliminò la simonia ma provocò però lo Scisma d’Oriente con la chiesa ortodossa (1054). Il suo successore Stefano IX, fratello di Goffredo Duca di Lorena della casa d’Ardennes-Verdun, invocò l’intervento dei Normanni contro le truppe imperiali ma finì loro prigioniero fino alla morte avviando ufficialmente la guerra dei “guelfi” alleati ai Conti di Canossa col matrimonio di Matilde, Regina d’Italia. Alla sua morte scoppiò pertanto la rivolta popolare contro l’aristocrazia ecclesiastica europea e avvenne un colpo di mano ai danni dell’aristocrazia papalina romana: infatti, nel Sinodo di Roma del 1059 furono esclusi da future elezioni pontificali, insieme ai laici, in quanto il Vescovo di Roma rivestiva il ruolo di Vicarius Christi in Ecclesia, imponendo il celibato ai preti cui era affidata l’amministrazione delle pievi e delle chiesi costruite/donate da laici e aristocratici, cui però si lasciava il diritto di nominarli (Patronage). Non contento, Niccolò II tenne un concilio a Melfi e subito dopo investì Roberto “detto il guiscardo” dei Ducati di Puglia e Calabria e di Sicilia, sottraendoli ai Bizantini che di fatto si ritrovarono espulsi per sempre dall’Italia!
Il successore Alessandro II, della nobile famiglia Baggio di Milano, un altro frate cluniacense, inviò il vessillo di San Pietro ai Normanni che partecipavano alla Reconquista, finanziata anche dalla Congregazione di Cluny, e a Guglielmo “il bastardo” Duca di Normandia che si apprestava a strappare l’Inghilterra ai Wessex. Il tutto con l’appoggio presente di Gregorio VII, che appena eletto emanò l’atto rivoluzionario per la Chiesa e l’intera storia dell’integrazione europea, il Dicatus Papae: riappropriandosi del potere di nominare i Vescovi e di sciogliere i fedeli dai doveri a seguito di una scomunica, il Papa affermò la suprema summa potestas nella Ecclesia universalis su tutti i sovrani cristiani europei, a lui sottoposti anche per mezzo dei Legati ed in virtù dell’incoronazione consacrale che li rendeva “ordinati clericali”, pertanto obbligati a rispettare la Lex divinis e il Diritto canonico da esso stesso emanato. Sorgeva la teocrazia papalina de facto, giustificata dall’escatologia biblica e dalla dottrina paolina del Corpus Mysticum che poneva la Familia Reges Christianorum sottomessa allo Spirito Santo (che invece animava il Pontefice romano…) e non più all’autorità suprema degli imperatori del Reich o di Costantinopoli. Fu l’atto di rottura con la tradizione ecclesiastica cristiana d’inizio della lotta di potere nota come “guelfi e ghibellini”, che condusse entrambe le auctoritas cristiane allo svilimento.
Si aggiunga che immediatamente dopo, i Papi iniziarono a indire “crociate” (da Urbano II, della nobile famiglia dei Chatillon) che mobilitavano guerrieri da ogni provenienza, poi regolarizzati in Ordini di monaci-cavalieri sottoposti alla regula monastica (es. i Templari). Una delle quali colpì persino Costantinopoli provocando la fine del regime autocratico bizantino, sostituito dall’Impero Latino d’Oriente retto da dinastie nobiliari occidentali legate a quelle papaline. Addirittura, Innocenzo III volle interferire con l’elezione dell’Imperatore tedesco, imponendo proprio un esponente della casata alleata dei Guelfi. Fino all’atto provocatorio con cui Bonifacio VIII pensò di ridurre anche il Re di Francia a suo suddito (bolla Unam Sanctam, 1302), pensando di eliminare ogni potere di imposizione fiscale sui beni ecclesiastici. La reazione francese fu l’arresto e la reclusione del Papa ad Anagni (secondo leggenda, colpito da schiaffo sacrilego!) e la sostituzione con un pontefice amico di nazionalità francese (Clemente V), che immediatamente trasferì la sede papale ad Avignone, “in cattività” sotto l’egida del re francese, provocando lo Scisma d’Occidente: fino al 1378 infatti la storia dei Papi concerne eletti dalle famiglie ecclesiastiche francesi e sostenuti dai regni dell’antico Imperium in Pars Occidens (Portogallo, Castiglia, Aragona, Francia, Napoli, Sicilia, Borgogna), a cui si contrapposero Antipapi eletti dalle solite famiglie papaline romane sostenuti dal resto dei sovrani europei e dallo stesso imperatore del S.R.I..
Con l’emanazione delle “Costituzioni Edigiane” nel 1378, si sancì la nascita dello Stato della Chiesa costituito dai Ducati di Roma, di Spoleto, di Urbino, di Ferrara, di Tuscia, dall’ex-Esarcato di Ravenna, dall’ex-Pentapoli e dalla Città di Bologna: la Chiesa tornò all’unità nel consesso delle famiglie papaline tenutarie dei feudi, allargate ad altre ricche famiglie guelfe dal resto d’Italia, quali i Tomacelli, i Migliorati, i Correr e i Rezzonico (Dogi di Venezia), i Cybo e i Della Rovere di Genova, i Medici di Firenze, i Farnese di Parma, i Carafa di Napoli, i Ghisleri di Milano, i Facchinetti e i Boncompagni e di Bologna, gli Aldograndini di Fano, e ancora i Colonna, i Barberini, i Chigi, i Pamphili, gli Altieri e gli Orsini da Roma, che ressero le sorti della chiesa romana per secoli fino all’annessione al Regno d’Italia nel 1871, completando la storia dei Papi.
In quei cinque secoli la Chiesa Cattolica dovette affrontare: la Protesta e la nascita delle chiese nazionali del nord; le “Guerre di religione” e la secolarizzazione dei beni ecclesiastici; l’avvento dell’illuminismo e del laicismo nei regni cristiani; la Rivoluzione Francese e l’occupazione napoleonica; la fine degli antichi imperi cristiani e la diffusione del comunismo e dell’ateismo in tutta Europa. Fenomeni cui rispose riformando le strutture, la politica evangelica, gli strumenti del culto o semplicemente restando “resiliente”, governata dalle famiglie cardinalizie e vescovili italiane e protetta da quei sovrani europei che perpetuarono il ruolo di Defensor Fidei fino in fondo, come gli Asburgo.
Certamente, il sogno dell’Europa Unita nel segno del Cristianesimo svanì nel corso dei secoli, con l’evolvere della coscienza degli Europei, del diritto e delle conoscenze, con la formazione degli stati nazionali e con l’applicazione del sistema concordatario nel quale la Chiesa non era più il soggetto fondativo della comunità civile, ma bensì un soggetto sovrano esterno (Stato Vaticano) retto da anacronistici Papi senza corona e conciliarismi, capi di stato pienamente immersi e partecipi nella politica internazionale, alla guida di una vera potenza economica globale. Qualcosa di assai lontano dal Regno di Cristo…questa è stata la vera storia dei Papi!
Consiglio di leggere anche questo saggio sulle Vite dei Papi.
Tutto l’argomento delle “dinastie regali” e delle discendenze è trattato in modo più approfondito nella Parte IV del Libro. Per farsi un’idea più completa degli schemi genealogici e dei rapporti fra le casate e i regni/paesi europei vi invito a visionare le Appendici: un supporto utile a capire la storia dell’integrazione europei e le origini e radici dei popoli e degli Europei. Potrete aiutarvi anche consultando le Cartine storiche originali De Agostini allegate al fondo del libro. Approfondire l’argomento e l’intera materia consultando il Catalogo.
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