Nella storia dell’integrazione europea c’è una dinastia che, più delle altre genealogie europee, ha rappresentato l’ordine universale dell’Impero cristiano: gli Asburgo. Per oltre sei secoli ha tenuto lo scettro dell’antico Reich determinando la storia d’Europa e la politica internazionale del tempo fino alla Prima Guerra Mondiale. Oltre al titolo imperiale, essa ha governato i regni nazionali di Spagna, Germania, Austria, Boemia e Ungheria per secoli, insieme ai Paesi Bassi e molti feudi italiani, segnando profondamente la storia dell’Europa Unita.
Capostipite fu Guntram “detto il ricco” (X secolo d.C.), Conte d’Alsazia e discendente diretto di tale Eticone (Duca di Alemannia alla fine del VII secolo) di antiche origini patrizie e membro di una dinastia di Maggiordomi d’Austrasia con sede a Metz, alleata ai Carolingi nella lotta che li portò al potere, che per la figlia Santa Ottilia eresse l’Abbazia di Hohenbourg in Alsazia (feudo storico della famiglia, poi passato agli Asburgo), mentre lui fu affidatario della antica Abbazia benedettina di Munster, in quanto figlio di una nobildonna della famiglia Ferreoli e poiché vantava antenati fra i re burgundi, alamanni, franchi, galli e altri patricious romani.
I Conti d’Alsazia costruirono un castello “detto del falco” a Hapsburg (Argovia), da cui derivò il nome della dinastia imperiale. Dal ramo maschile primario discese la casa dei Zahringen, feudataria in Svizzera e in Borgogna e alleata dei Hohenstaufen che nell’XI secolo infeudarono gli Asburgo della Contea di Zurigo. Dimostratisi fedeli alla casa imperiale sveva, schierandosi nel fronte dei ghibellini in appoggio a Federico II che fu padrino di Rodolfo I, costui poté così farsi eleggere Rex Romanorum al termine del grande interregno (1273), dopo aver sconfitto il rivale Ottocaro di Boemia.
Quella vittoria garantì agli Asburgo l’egemonia sul Reich fino al 1919 e l’equilibrio fra i numerosi Principi tedeschi sottoposti all’Auctoritas assoluta degli imperatori cristiani, nella politica d’integrazione che limitava i poteri locali dei grandi feudatari, degli Elettori e dei grandi Arcivescovadi, consentendo di mantenere l’ereditarietà ininterrotta del titolo imperiale. La loro potenza venne rafforzata dallo “statuto dinastico” che la trasformò in un clan detto “Casa d’Austria”, in nome del feudo principale (l’antica Marca Orientale dell’Impero carolingio) che conservarono saldamente dal 1278, insieme alla Carniola (attuale Slovenia), al Tirolo e all’Alsazia.
Perso il titolo regale a favore della dinastia Luxembourg, gli Asburgo si divisero nelle due linee storiche: “albertina”, dalla quale discesero Alberto II “detto l’illustre”, che sposando l’ultima degli imperatori boemi riportò il titolo alla casa d’Asburgo e ottenne anche i Regni di Ungheria e di Boemia, mentre sua figlia sposava Casimiro IV dei Jagelloni, Re della Polonia; “leopoldina”, gli successe con Federico III nel 1440, ultimo imperatore “unto” dal Papa a San Pietro, uomo di grande fede e carattere cristiani mostrati nella sopportazione per anni delle devastazioni di Mattia Corvino Re d’Ungheria, coniò il motto di famiglia “AEIOU” (Austriae est imperare orbi universo), fu padre di Massimiliano I.
Costui sposò l’ultima dei Borgognoni ereditandone i vasti feudi, che andavano senza interruzioni dalle Fiandre alla Contea di Borgogna (ossia l’antica Lotaringia!), ponendo così la dinastia austriaca al centro dell’Europa Unita, della cultura e dei commerci, nonostante la perdita della Svizzera resasi indipendente nel 1499 con l’aiuto dei Valois, nemici giurati degli Asburgo per secoli, unitamente alla successiva dinastia regale francese dei Borbone.
L’imperatore seppe sfruttare appieno la politica matrimoniale: al secondo si sposò l’ereditiera di Bretagna, che lasciò al Re di Francia per evitare altre guerre; quindi si unì a Bianca Sforza, per stabilire un’alleanza con la principale dinastia italiana; dopodiché, fece sposare la figlia Margherita all’erede della casa di Castiglia (Trastàmara), non prima di averle assegnato il Ducato di Borgogna; infine, si accordò col re di Ungheria-Boemia affinché i figli si unissero ai suoi nipoti, nati dal matrimonio del figlio Filippo con l’ereditiera dei regni di Castiglia-y-Leòn e d’Aragona (Giovanna), ovverosia il fratello e sorella del suo successore al trono imperiale, Carlo V.
Da quel connubio discesero due linee asburgiche: quella spagnola da Filippo II (primogenito di Carlo), che trasformò il “Nuovo Regno” in una potenza militare capace di contrastare inglesi, francesi, olandesi e portoghesi per decenni, anche grazie alle Colonie d’America che la resero potenza economica globale e faro della civiltà mondiale per secoli; quella austriaca discesa da Ferdinando I (fratello minore di Carlo), che ereditò tutti i feudi di famiglia, i regni della Boemia e d’Ungheria dai Jagelloni ed il titolo imperiale nel 1556 (tenuto dai suoi discendenti fino al 1748).
Il carattere religioso della casata alsaziana si evince dal possesso di innumerevoli abbazie (cui conferirono proprietà incommensurabili per secoli), dall’assunzione dell’incarico di Defensor Fidei nell’Europa sconquassata dalla Protesta e dall’avanzata turca-islamica (che aveva conquistato l’antica Costantinopoli e quel che restava dell’impero bizantino) e dalla durata monogamica dei matrimoni. Che spesso videro unirsi membri dei due rami per rafforzarne il potere politico e la purezza del “sangue blu”… perché secondo gli alberi genealogici medievali, gli Asburgo discendevano da Giulio Cesare (per l’origine franco-troiana della famiglia) e dalle dinastie dei re romano-barbarici, come ricordato anche dal monumento funebre della Hofkirche di Innsbruck.
La Casa d’Asburgo mantenne sempre una politica propizia all’integrazione europea, rispettando sia le autonomie locali sullo stile dell’antico Impero romano (sussidiarietà), che i Principi Elettori (insieme dal 1356 sceglievano il Rex Germanorum) lasciando loro ampio spazio politico. Solo in Boemia non fecero sconti alla nobiltà locale, che si era ribellata per sostenere la protesta religiosa e che venne totalmente decapitata sulla Montagna Bianca nel 1620, per ordine dell’imperatore Ferdinando II.
I due rami della casa alsaziana dovettero affrontare le Guerre di Religione, guidando l’Europa verso l’epoca moderna e successivamente nell’età delle “riforme assolutiste”, gestendo le “successioni regali” che per decenni interessarono le principali dinastie germaniche ed europee, inclusa la stessa Casa d’Austria: infatti, nel 1700 dovette cedere Spagna e Italia ai Borbone, mentre nel 1748 riuscì a conservare il titolo imperiale e i feudi di famiglia con l’unione dell’ultima della stirpe, Maria Teresa, a Francesco Stefano dei Vaudemont Duchi di Lorena.
La nuova dinastia dei Lorena-Metz aveva un’origine ambigua: alcuni la considerano un ramo cadetto degli Asburgo medesimi, nata dal fratello di Guntram; altri ritengono sia continuazione diretta della famiglia dei Gerardidi, originatasi da Gerard de Fezesàc, un pronipote di Carlo Magno; in altre ricerche, sarebbe stata una dinastia di cavalieri discendenti da Ivanoe della Tavola Rotonda di Re Artù (vedi Sommario del Libro Parte IV). In ogni caso, Gerardo de Bouzonville venne elevato a Duca di Lorena nel 1048 dall’Imperatore Corrado II (suo prozio), dopo aver sposato Edvige dei Namur (che portava in sé il sangue degli ultimi Carolingi di Francia e dei Wessex): egli era figlio dell’ultima erede dei Duchi di Lorena-Bar delle Ardenne, nonché discendente diretto della figlia di Vigerico, fondatore della Casa di Ardenne. Dai figli di Gerardo discesero la linea principale dei duchi (per un periodo furono anche Conti di Fiandre e di Vermandois), fedeli servitori delle dinastie imperiali del Reich, e quella cadetta dei Vaudemont, che ereditò il Ducato dal 1473.
Ma la linea politica degli imperiali non cambiò: sempre con stile aperto, diretto, nobile ma popolare, seppero gestire tutte le crisi politiche, religiose, etniche, economiche e culturali che coinvolsero l’area germanica, l’Europa Orientale e in generale l’Europa cristiana, che difesero per secoli dall’avanzata dell’Islam, dall’espansionismo russo e dagli spiriti egemonici/anticlericali anglo-francesi e nordici. Gli Asburgo stabilirono, per secoli, le norme del Diritto europeo (Ius Publicum Europeum), erede dell’antico Diritto romano e comune, forgiando le istituzioni dell’Impero oggi assimilate dall’UE e perpetuando, di fatto, quella Res Publica Christiana che doveva includere l’intera comunità degli Europei, divenuta la base del mercato unico e dei Trattati istitutivi nati nel XX secolo.
Gli imperatori succeduti a Ferdinando I mantennero la fedeltà alla Chiesa cattolica contro i prìncipi protestanti luterani (Germania, Svezia, Danimarca), calvinisti (Paesi Bassi) e anglicani (Inghilterra e Regno Unito), facendo fronte comune coi Wittelsbach, coi Jagelloni, con gli Stuart e con le dinastie ducali italiane (Gonzaga, Estensi, Medici, Farnese) fino a Leopoldo I. Il quale dovette affrontare l’assedio di Vienna portato dai Turchi, che vide emergere la stella del Principe Eugenio di Savoia, suo odiato e temuto ricco servitore.
Col passaggio del trono alla Casa di Asburgo-Lorena si rinnovò lo schema “cattolico”, che perpetuava l’alleanza sia politica che matrimoniale coi Wittelsbach e le famiglia signorili italiane, cui si aggiunsero i Savoia e i Borbone: queste ultime due dinastie si impegnarono a difendere l’antico Limes romano sul Reno e il Danubio dall’avanzata del mondo protestante, garantendo la cogestione dell’Italia e dei rapporti con lo Stato della Chiesa (coi “concordati”e l’ingerenza di Gesuiti), nel confronto a tutto campo con il “club Europa” che purtroppo portò il continente alla totale disintegrazione del continente e alle due guerre mondiali.
Maria Teresa seppe tener testa all’astro nascente di Federico II della Prussia (il quale però le tolse la Slesia) e alle idee rivoluzionarie del figlio Giuseppe II, che avviò l’epoca dei “despoti illuminati” protagonisti in Europa di innumerevoli riforme fiscali ed amministrative di ispirazione liberista. Poi il fratello Leopoldo II si misurò con gli spiriti illuministi della democrazia, dei diritti umani e delle libertà individuali, cui anch’egli infine cedette riformando in modo evidente il Reich. Fu suo figlio Francesco II a subire tutti gli effetti più gravi di quell’ideologia che pervase l’Europa a fine XVIII secolo, dapprima con la Rivoluzione Francese (che costò la testa alla sorella Maria Antonietta, Regina di Francia!), poi con l’epopea di Napoleone I (che ne sposò una figlia), il quale pose fine al Reich nel 1806 costringendo l’imperatore a fondare l’Osterreich: ossia l’Impero d’Austria, egemone nella Confederazione del Reno fino all’indipendenza della Germania guidata dal Regno di Prussia (1866).
Il figlio Francesco Giuseppe, uno dei sovrani più longevi della storia dell’integrazione europea (regnò per 68 anni!), perpetuò l’antica tradizione cattolica, autonomista e borgognona degli Asburgo, assorbendo tutte le innovazioni emerse nel XIX secolo in quel capolavoro che fu la “Austria Felix ”: esempio di amministrazione burocratica perfetta e quasi maniacale (“austriacante”), mix etnico (l’Impero infatti includeva popoli germanici, boemi, ungheresi, italiani, sloveni, croati, slavi, ebraici, etc.) e trasformismo politico ed economico imposto dallo “spirito dei tempi”. Sebbene regnasse “come un impiegato dipendente”, più che un sovrano universale, non riuscì a fermare lo sfaldamento dell’antico impero cristiano al termine della Prima Guerra Mondiale, scatenata dall’assassinio del figlio Arciduca d’Austria per mano degli indipendentisti serbi. Dissoluzione che portò alla fondazione di numerosi stati europei (Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia e Bosnia).
Il figlio Carlo VIII ebbe il compito ingrato di firmare i Trattati di Saint Germain che posero fine al suo regno e alla dinastia aveva retto le sorti dell’Europa Unita che per 650 anni! Sua moglie, Zita di Borbone-Parma, celebrò il proprio funerale colle tradizionali rituali parole che accompagnavano la dipartita degli Asburgo dai tempi di Carlo V: bussando per la terza volta alla porta della Cattedrale di Vienna, disse «…eccomi, un umile povero peccatore» e le fu aperto.
La dinastia più famosa fra le genealogie europee raccontata dal Prof. A.Wheatcroft, in questo saggio.
Tutto l’argomento delle “dinastie divine” e delle discendenze è trattato in modo più approfondito nella Parte IV del Libro. Per farsi un’idea più completa degli schemi genealogici e dei rapporti fra le casate e i regni/paesi europei vi invito a visionare le Appendici: un supporto utile a capire la storia dell’integrazione europei e le origini e radici dei popoli e degli Europei. Potrete aiutarvi anche consultando le Cartine storiche originali De Agostini allegate al fondo del libro. Approfondire l’argomento e l’intera materia consultando il Catalogo.
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