L’Unione Europea è l’ultimo step del processo di integrazione europea iniziato con la ratifica dei “trattati di Roma” del 1952, seguendo un progetto ideologico/politico nato nel corso del XIX secolo e tuttora incompleto: infatti, rimane poco comprensibile la forma di stato o di governo che sostiene l’entità comunitaria che giuridicamente interpreta una organizzazione internazionale di tipo regionale e territoriale. Su questo punto le proposte in campo sono diverse e il dibattito politico e intellettuale è aperto, sebbene riconducibile a due modelli in particolare: gli “Stati Uniti d’Europa”, sulla falsariga della potenza economica-militare americana, o una Federazione di stati, secondo la più antica tradizione devoluzionista europea. Ma nella storia dell’integrazione europea c’è soprattutto l’Imperium.
Le opzioni potrebbero essere molte, se solo si allargasse l’orizzonte all’intera storia dell’integrazione europea, che secondo il mio saggio è iniziata circa 2500 anni orsono, tenendo conto del vastissimo patrimonio culturale appartenente agli Europei da sempre. Nel quale vanno sicuamente incluse tutte le varie esperienze di ordinamento giuridico che si sono susseguite dalle prime Πόλις greche dell’età del bronzo, insieme ai propositi che la filosofia politica ha raccolto da quando il pensiero razionale ha iniziato ad albergare nella mente degli Europei.
Ad esempio, ci si potrebbe chiedere se la forma migliore di stato sia la repubblica (ne siamo debitori all’antica Roma), o la monarchia, che è stato il sistema diffuso in tutta l’Europa in ogni epoca e latitudine. Dovremmo valutare quale grado di democrazia vogliamo raggiungere, tenuto conto dei suoi limiti effettivi, e quanto sia preferibile alla libertà sociale e individuale che invece è sempre stata la caratteristica propria degli εύρωπαΐος. Ovviamente, conta molto anche il ruolo delle autonomie locali, la cui tradizione storica è antichissima nel continente, e si deve tener conto anche del peso politico dei soggetti economici e di quali ambizioni si conservino in un mondo globalizzato e multilaterale come quello odierno.
Ma come annuncia il titolo, la storia dell’Europa unita è soprattutto storia di imperi: il mio libro sostiene addirittura che la forza centripeta dell’entità politica e giuridica dell’Impero, nelle sue configurazioni con cui si è perpetuato in Europa per quasi duemila anni, ha modellato il nostro continente, che altrimenti sarebbe molto diverso (o forse non esisterebbe) sul piano geopolitico, socio-economico e culturale. Con ciò non auspico il ritorno del dominio autocratico dell’“uomo solo al comando”, quanto semmai del sostanziale κράτος che veniva dalla Auctoritas che l’Imperatore incarnava (vedi Sommario libro Parte II).
L’esempio più famoso è certamente l’Impero romano: convenzionalmente iniziato con la riforma del Principiatus di Augusto (27 a.C.), anche se nella sostanza era un governo autocratico di tipo repubblicano, esso si è evoluto nel corso dei secoli, soprattutto in conseguenza degli eventi politici, economici e demografici in corso nell’Imperium o al di fuori del Limes. L’aspetto più evidente fu l’accentramento dei poteri affidati dal Senatus ai comandanti militari (da cui viene il termine Imperator), che condusse alla forme più illiberali di impero, con evidenti conseguenze sul piano della libertà individuale e dell’intero impianto giuridico dello stato.
Con la riforma di Costantino I nacque l’Impero cristiano che aveva sede a Costantinopoli (attuale Istanbul) e assunse la caratteristica di una teocrazia di tipo militare-burocratico, retta dalla “persona ficta” dell’Imperatore, di cui si diceva fosse Divus et Deus in nome e per conto della divinità Sol Invictus. Quando a Roma scelsero come dio del regno Gesù “detto il Cristo”, la nuova teocrazia divenne l’Ecclesia Christiana al cui vertice si poneva il Vescovo di Roma in quanto successore dell’Apostolo Pietro, il fondamento della Chiesa cristiana. E con successiva la divisio Imperii (395 d.C.), il blocco orientale dell’antico impero romano si trasformò in un’autocrazia verticistica cesaropapista, dove l’Imperator dominava i Romaioi (ossia i cives cristiani dell’Ecclesia) in temporalibus et spiritualibus e si considerava Vicarius Dei incoronato direttamente dal Cristo “Pantocratore”.
Rappresentando per secoli il “faro della civiltà”, dopo aver trasmesso ai nuovi popoli europei la vasta cultura giuridica romana (Codex) e la retta dottrina cristiana con Giustiniano I, quel che era l’Impero romano d’Oriente tornò alla sua dimensione più consona: ossia, la tradizione ellenistica iniziata da Alessandro “magno” e della regalità divina per discendenza diretta (di “sangue blu”, leggi questo articolo) dalle divinità olimpiadi, assumendo il titolo di “seconda Roma” nel momento in cui l’Occidente venne invaso e spartito fra vari popoli barbari. L’importanza dell’Impero detto “bizantino” fu quella di allargare la sfera di civilizzazione ed evangelizzazione cristiana all’Europa orientale e all’area russo-sarmatica nonché di difendere l’Ecclesia dagli attacchi continui di Parti, Arabi, Slavi e altri popoli di provenienza asiatica.
Nella Pars Occidens, invece, il compito di affiancare Bisanzio nella cristianizzazione dei popoli europei venne assunto inizialmente dalla dinastia Carolingia, che con Carlo “magno” riedificò l’Impero romano imitando in gran parte il modello costantineo. L’Auctoritas dell’Imperator Christianorum (quello fu il titolo assunto nell’812) franco era meno assoluta di quella orientale, legata all’incoronazione consacrale del Vescovo e al previo riconoscimento dell’assemblea dei suoi signori-vassalli, coi quali manteneva un rapporto di dominio/amicizia consolidato, sancito durante la cerimonia d’insediamento nella sede palatina di Aquisgrana (Aachen). Lo stesso modello fu riprodotto nel Reich, ossia l’Impero germanico avviato da Ottone I di Sassonia (962) nella forma più federalista-autonomista dei precedenti, con capitale a Maegdeburgo o Bamberga in quanto orientato all’evangelizzazione dell’Est e Nord Europa (drang nach öster) e al consolidamento del potere dei grandi latifondisti e dei commercianti.
Ma lo scontro fra potestas con la Chiesa Romana (che nel frattempo di era scissa da quella ortodossa greca e sottratta al dominio del Basilues di Bisanzio), portò a nuove forme dell’Impero tedesco: dapprima la riforma di Carlo IV, che lo trasformò in una monarchia elettiva con sede a Praga (1356); quindi quella di Massimiliano I, mirata ad affidare in aeternum il titolo imperiale alla casa d’Asburgo (1512), spostando la capitale a Vienna; infine col ridimensionamento ad Impero d’Austria imposto da Napoleone I (1806). Questo soggetto multiforme ha dominato l’Europa per oltre mille anni, determinando la formazione degli stati nazionali sovrani che conosciamo oggi, tenendoli assieme mediante la politica dinastica delle genealogie europee e la diplomazia.
Intanto a Oriente emergeva un nuovo impero, lo Zarato russo, che oggi corrisponde a grandi linee alla Federazione Russa e alla regione coperta dalla Confederazione degli Stati Indipendenti. Cresciuto nel secoli all’ombra dell’Impero bizantino, tra le città di Kiev e Mosca, ne è diventato l’erede politico (“terza Roma”) nonché il prosecutore spirituale, soprattutto nella missio evangelica attuata in Asia settentrionale, fino alla sua scomparsa (1919). Esso si confrontò per secoli con altri imperi regionali cristiani non meno importanti, quali quello britannico (Plantageneti), quello ispanico (Asburgo), quello danese (Astrididi), quello lituano-polacco (Jagelloni), ungherese (Arpad) o bulgaro, che frazionarono lo Spazio Comune Europeo fra il XII e il XVII secolo.
A questi successero, direttamente, gli Imperi coloniali del XIX secolo (Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Italia), che si spartirono il mondo in virtù dello Ius Publicum Europeum, e gli Imperi cristiani del II Reich, Austro-Ungarico e russo che regnarono in Europa fino alla Prima Guerra Mondiale. Scomparso l’Impero come forma politica-giuridica (sostanzialmente, è un’entità sovranazionale territoriale), gli si è sostituita l’attuale UE: fondata sui trattati internazionali e sul diritto comunitario, che amministra diversi aspetti della vita economica e politica degli Europei, sebbene con poteri limitati e delegati, rappresenta una forma di stato che, però, non consente all’Europa di essere protagonista principale nella politica internazionale, quindi di esprimere il meglio della sua antica tradizione culturale.
Leggi anche il saggio scritto da uno dei più importanti storici francesi, fondatore delle “Annales“, che racconta la storia dell’integrazione europea come un processo evolutivo, condizionato dal Cristianesimo e dagli eventi terreni degli ultimi duemila anni, oltre i quali dice lui <<…l’Europa non esisterebbe!>>.
Tutto l’argomento del ruolo dell’Imperium nella storia dell’integrazione europea è trattato in modo approfondito nelle Parti I II del Libro. Per farsi un’idea più completa degli schemi genealogici e dei rapporti fra le casate e i regni/paesi europei vi invito a visionare le Appendici: un supporto utile a capire la storia dell’integrazione europei e le origini e radici dei popoli e degli Europei. Può aiutarvi anche consultare le Cartine storiche originali De Agostini allegate al fondo del libro. Approfondire l’argomento e l’intera materia consultando il Catalogo.
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Di Imperium si parla anche nel mio libro
STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI